Pale eoliche come libellule così l’energia è anche design

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ROVERETO (TRENTO). Per tutta la mattina è rimasta avvolta nel mistero, presentata come un indovinello: somiglia a una libellula, pesa come un suv, basta a un intero condominio. Poi, poco dopo mezzogiorno, le pareti della torre semovente che la custodiva si sono aperte lentamente, come il sipario di un teatro, e la sorpresa è entrata in scena, trainata da un carrello. Una pala eolica elegante e leggera come un giunco, con in cima una navicella che in 4 metri concentra tre generatori capaci di catturare le brezze più deboli e trasformarle in elettricità . Una mini centrale calata dal futuro, quasi invisibile, alta come un albero e capace di mimetizzarsi ovunque.
Mentre in Brasile il grande eolico batte il gas nelle gare per le nuove centrali, in Italia il piccolo si prende la sua rivincita con la libellula firmata Renzo Piano. Sollecitato da Enel Green Power, l’architetto dell’incontro tra tecnologia e natura ha lavorato al progetto di un eolico di alta qualità , adatto all’Italia dei paesaggi morbidi, modellati nei secoli da interventi sapienti. Per due anni ha tolto materiali, assottigliato spessori, rivoluzionato forme. E, alla fine, è arrivata l’idea giusta.
«Una mattina, nel mio studio di Genova, si è affacciata una libellula: l’ho guardata e ho capito quello che dovevo fare», racconta Piano. «Ho buttato via il lavoro precedente e ho disegnato un albero da 35 centimetri e 20 metri d’altezza, sottile come quello di una nave, sostenuto da tiranti d’acciaio per ridurre le vibrazioni. Sopra, in un guscio affusolato come una navicella spaziale, siamo riusciti a comprimere tre rotori. Ai lati due ali leggerissime, lunghe appena 8 metri, tenute assieme da una membrana di policarbonati. Il risultato è una macchina che ha l’impatto visivo di un palo della luce ma una tecnologia estremamente avanzata: darà  energia là  dove serve, vicino al luogo della domanda. Un modulo che si può replicare migliaia e migliaia di volte dimostrando che le fonti rinnovabili diffuse rappresentano un futuro che sta già  diventando presente, mentre le grandi centrali inquinanti sono il passato, i dinosauri».
La macchina a vento inventata da Piano e prodotta da Enel Green Power ha una potenza di picco modesta (55 chilowatt) ma è capace di usare le brezze che le grandi pale non sanno catturare. Basta una corrente d’aria da 3 nodi e mezzo, troppo debole per gonfiare le vele di una barca, per azionare il primo rotore che sveglia la libellula e la rende pronta a nutrirsi della prima folata appena più forte per produrre elettricità .
Elettricità  al momento un po’ più cara di quella prodotta dalle grandi torri eoliche ma con costi destinati a scendere. «E’ presto per parlare di cifre perché dovremo fare una sperimentazione di 12 mesi», precisa Francesco Starace, amministratore delegato di Enel Green Power. «Ma immagino che, al momento della produzione su larga scala, queste macchine possano essere vendute attorni ai 60-70 mila euro, quanto un’auto di lusso. Il mercato potenziale è enorme, basta pensare alle imprese agricole, agli agriturismi, alle barriere di protezione davanti ai porti. E ogni 20 mila mini impianti messi in attività  si ottiene una potenza di 1000 megawatt».
La libellula può essere trasportata da un camion normale su una strada normale, senza bisogno di infrastrutture pesanti. E’ un concentrato di tecnologia italiana e una bussola che mostra la direzione di marcia.


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