Premier e Scajola a pranzo L’ex ministro: mai la sfiducia

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ROMA — Claudio Scajola lo descrive come un incontro «a cuore aperto». Il chiarimento, tre ore di pranzo tra Silvio Berlusconi e Claudio Scajola, arriva dopo giorni di alta tensione. I due si parlano «da amici», ma Scajola ribadisce quel che ha già  detto a Saint Vincent: serve una «scossa», una «discontinuità » e occorre allargare la coalizione ai centristi. Scenario avventuroso per il premier, perché non esclude affatto un suo passo indietro. Ma Palazzo Chigi sceglie di sposare la linea dell’appeasement, facendo sapere che l’incontro «è andato bene». I due si lasciano con la promessa di rivedersi, un incontro è già  fissato per oggi all’una.

La giornata comincia con una riunione dei frondisti. Scajola incontra una decina dei suoi: ci sono Ignazio Abrignani, Franco Orsi, Piero Testoni, Salvatore Cicu, Fabio Gava, Roberto Antonione, Raffaele Lauro e Paolo Russo. Si mettono a punto gli ultimi passaggi del documento. Al successivo pranzo partecipano anche Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Secondo la ricostruzione di Palazzo Chigi, Scajola rassicura Berlusconi: «Non ho mai pensato che tu debba metterti da parte». Il premier minimizza l’incidente parlamentare: «Lo so che voi non c’entrate. Piuttosto mi lasciano perplessi i comportamenti dei Responsabili».

Incontro «franco e cordiale», come recita la formula diplomatica. A Scajola il premier avrebbe detto, conciliante: «Usi gli stessi argomenti che ha usato ieri sera con me mio figlio Luigi. Ma io voglio andare avanti, sono sicuro che riusciremo a superare questa fase». Ma l’impasse resta. In un intervento a Porta a Porta, Roberto Formigoni soffia sul fuoco: «Sono stato aggredito quando avevo detto che possono esserci elezioni anticipate. Siccome Berlusconi ha detto più volte in privato che non sarà  ricandidato nel 2013, lo dovrebbe dire con una dichiarazione solenne». E se ci fossero nel 2012? «Berlusconi ha detto che non vuole essere ricandidato».

Scajola, a sera, si sfoga con i suoi. Respinge le accuse: «Sarebbe una follia imputare a noi la sconfitta sul Bilancio». Si accalora: «Ma vi rendete conto che non hanno votato Tremonti e Maroni? Con quello che sta succedendo, non si può puntare il dito su di me». Poi smentisce la lettera a Berlusconi e spiega di non aver mai aspirato a incarichi: «Non vado in giro con il piattino in mano. Io mi sono dimesso cinque volte nella mia vita, due da ministro». I suoi raccontano che Berlusconi gli avrebbe offerto un ministero e lui avrebbe rifiutato. Continua l’ex ministro: «Io queste cose le chiedo a Silvio da amico. Mai e poi mai voterei la sfiducia. Piuttosto mi dimetto da parlamentare». Nel frattempo, il documento è pronto (ieri ne ha parlato con Pisanu). Così come resta sul tavolo l’arma dei gruppi autonomi. Ieri Scajola ha visto Gianni Alemanno. E stamattina, alle 10, altra riunione dei frondisti: presenti Guido Crosetto e Giorgio Stracquadanio.


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