“Lactalis drenerà  la liquidità  Parmalat per fare fronte ai debiti dell’Opa”

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MILANO – Lactalis riuscirà  a rimborsare i debiti contratti per l’Opa su Parmalat solo grazie a operazioni straordinarie che, alla fine, potrebbero drenare verso Parigi il tesoretto da 1,4 miliardi raccolto da Enrico Bondi grazie alle cause contro le banche dopo il crac dei Tanzi. A mettere nero su bianco quello che il mercato sospetta da tempo è stata Mediobanca nella fairness opinion chiesta dalla società  italiana per dare l’ok al contratto di “cash pooling” firmato da Collecchio con le holding della famiglia Besnier.
L’accordo centralizza nella tesoreria di Lactalis tutta la liquidità  di Parmalat per ottimizzare – spiegano i transalpini – la gestione finanziaria del gruppo. La perizia di Piazzetta Cuccia conferma che l’operazione, dati alla mano, è un affare anche per l’azienda emiliana che in teoria, grazie a rendimenti superiori a quelli realizzati fino ad oggi sul tesoretto, potrebbe incassare 21 milioni di interessi l’anno in più.
Il problema però – come scrivono gli esperti della merchant bank milanese – è che Parigi ben difficilmente riuscirà  a rimborsare i debiti contratti per la scalata a Parmalat (un finanziamento da 6,7 miliardi, con una rata da 1,5 miliardi in scadenza a gennaio 2013) solo con «i flussi di cassa della gestione corrente». E quindi sarà  costretta a tappare il buco grazie a operazioni straordinarie che rischiano di far svanire per sempre il capitale raccolto grazie al lavoro di Bondi.
Lactalis, del resto, aveva già  anticipato ipotesi di questo tipo nel prospetto dell’offerta pubblica d’acquisto. Annunci a oggi non ne sono stati fatti, ma la famiglia Besnier si era tenuta aperta varie strade: il conferimento a Parmalat delle sue attività  italiane (Galbani in primis) o la vendita tout court a Collecchio del business del latte in Francia e in Spagna. Il nobile obiettivo esplicitato nel prospetto è quello di fare della società  tricolore «un campione internazionale nel settore con la testa in Italia». Ma dietro le belle parole si nasconde con ogni probabilità  la volontà  di trasferire ai piani superiori gli 1,4 miliardi di Parmalat di cui le casseforti del colosso transalpino hanno evidentemente bisogno come il pane.
 


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