“Libia, la missione italiana è illegale”

by Sergio Segio | 19 Ottobre 2011 6:28

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ROMA – Una missione senza più copertura finanziaria né costituzionale. Le operazioni militari italiane in Libia sono scadute dal 30 settembre, e il Pd chiama il governo a riferire con urgenza alle Camere sul mancato rinnovo da parte del parlamento della nostra partecipazione a “Unified Protector”. «Siamo in una situazione chiaramente illegale», tuona il capogruppo al Senato dei democratici, Luigi Zanda. Gli risponde Ignazio La Russa: «Non abbiamo bisogno di altre risorse – dice a Repubblica il ministro della Difesa -. Praticamente, i nostri aerei non volano più».
Così, mentre la Nato lancia l’offensiva finale per sradicare le ultime resistenze dei lealisti di Gheddafi, l’Italia, stando a quanto rivela La Russa, si sarebbe ritirata dalle operazioni militari. Affermazione, questa, contraddetta però da comunicato di venerdì scorso dello Stato Maggiore della Difesa, che aveva riferito di «18 missioni aeree» sulla Libia, effettuate nella sola «settimana precedente con Tornado, F16 Falcon, AMX, velivoli a pilotaggio remoto Predator B».
Per sapere qual è la verità  e cosa intente fare l’Italia il Pd, favorevole alla partecipazione a “Unified Protector”, ha chiesto e ottenuto che, la prossima settimana, il governo riferisca in aula sulla Libia. Su quella missione tanto osteggiata dalla Lega che, a luglio, votò il rifinanziamento delle operazioni militari a patto che non andassero oltre settembre. «La ragione del mancato voto in parlamento è politica – attacca Zanda – Un nuovo pronunciamento delle Camere rischierebbe di mettere in crisi il centrodestra». «Non è possibile – spiega l’altro senatore del Pd, Giorgio Tonini – ipotizzare che i militari italiani siano impegnati in missioni internazionali secondo un meccanismo di silenzio-assenso. C’è un vuoto legislativo – aggiunge – molto rilevante dal punto di vista costituzionale. È un fatto di assoluta gravità : siamo in una situazione chiaramente illegale».
Non la pensa così Maurizio Gasparri, che pure dice di «condividere la richiesta del Pd di chiamare il governo a riferire in aula». «Se l’esecutivo non ha reiterato la richiesta di finanziamento al parlamento – spiega il capogruppo dei senatori del Pdl – devo pensare che il contesto in Libia è cambiato e che le operazioni militari siano quasi cessate».
La Nato, su questo, si è pronunciata ieri. E ha spiegato che non è ancora tempo di mettere la parola fine alla missione. «È prematuro fissare una scadenza – dice Carmen Romero, portavoce dell’Alleanza atlantica – Ci sono ancora minacce contro i civili».

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