Riforma fiscale con condono e 20-25 miliardi dalla Svizzera

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ROMA — Prima un decreto legge con decine di misure di semplificazione (un centinaio, dice Berlusconi) per agevolare le imprese, il lavoro e gli investimenti nelle grandi infrastrutture energetiche. Poi un pacchetto di altri interventi scadenzati nel tempo: un ventaglio di misure tra le quali ci sarà  anche la dismissione degli immobili dello Stato, degli enti locali e previdenziali e di parte del demanio agricolo, forse un anticipo della riforma tributaria con il concordato preventivo fiscale e la definizione agevolata del contenzioso, l’accordo con la Svizzera per la tassazione dei capitali italiani detenuti nella Confederazione.
Il pacchetto di misure per rilanciare l’economia, sollecitato a gran voce dalle parti sociali e dall’Unione Europea, comincia a prendere corpo. E, secondo i piani del governo, sarà  molto articolato. I primi interventi, tutti a costo zero o comunque capaci di autofinanziarsi, prenderanno corpo con un decreto legge che potrebbe essere varato già  la prossima settimana. Gli altri, più sostanziosi e in grado di creare gettito da mettere a servizio dello sviluppo, saranno scaglionati nell’arco dei prossimi mesi.
L’accordo con Berna per la tassazione dei capitali italiani detenuti nelle banche elvetiche non avrebbe bisogno di strumenti legislativi e, se andrà  in porto, potrebbe fare la parte del leone del piano sviluppo. Il governo conta infatti di incassare una cifra molto consistente «una tantum», con una tassa iniziale secca sui capitali non scudati (quindi detenuti illecitamente) che potrebbe portare tra 20 e 25 miliardi di euro (magari da destinare alla riduzione del debito pubblico), e incamerare poi un gettito strutturale di un paio di miliardi di euro l’anno con l’imposizione sugli interessi prodotti da quelle somme.
Altre risorse, da destinare agli enti locali, ma che potrebbero essere comunque vincolate a precisi piani di sviluppo, potrebbero derivare dalla vendita delle case popolari. In questo caso servirebbe un disegno di legge quadro lasciando poi che siano le Regioni ad attuare le leggi per cedere gli alloggi Iacp. Per realizzare le grandi infrastrutture senza oneri immediati per lo Stato resta in piedi la possibilità  di concedere sgravi fiscali alle società  che si aggiudicano i nuovi appalti per il project financing, e per agevolare la costruzione di nuovi alloggi si starebbero studiando anche incentivi agli investimenti dei fondi pensione nell’edilizia.
Il piano del governo porterebbe anche a un anticipo della riforma fiscale, con l’introduzione del concordato e di altre norme, come la chiusura agevolata del contenzioso fiscale, o la «rottamazione» dei ruoli emessi dagli agenti della riscossione. Se non addirittura un vero condono fiscale, per chiudere con il passato prima dell’avvento della riforma.
Se trovasse accoglienza positiva nella Ue, nel pacchetto potrebbe entrare anche il piano Eurosud proposto ieri alla Commissione da Giulio Tremonti. I contorni non sono ancora chiari, ma l’acuirsi della crisi economica, come notava Tremonti nei giorni scorsi, ha già  fatto crollare alcuni sacri dogmi europei, come il divieto degli aiuti di Stato che fino a ieri impedivano ai governi di salvare le banche. E altri vincoli che in questa difficile fase congiunturale non giocano a favore della crescita sono quelli imposti sull’utilizzo dei fondi Ue. Compresa la regola del «cofinanziamento» nazionale: per le aree più svantaggiate d’Europa (come alcune regioni del Sud) ci sono le risorse comunitarie già  stanziate e disponibili, ma molti governi oggi non hanno fondi nazionali sufficienti per accompagnarle, come impongono le regole europee.


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