Si riapre la corsa all’Eliseo, Juppé davanti a Sarkozy

by Sergio Segio | 4 Ottobre 2011 6:59

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I due si ammirano e si detestano da sempre, e adesso che a sette mesi dalle presidenziali il primo crolla come non mai nei sondaggi — Sarkozy è destinato alla sconfitta per il 68% dei francesi, dice Libération —, ecco che il secondo, il pacato anti-Sarkozy del centrodestra, potrebbe diventare la possibile arma di salvezza del suo campo se la crisi del presidente uscente dovesse continuare.

Alain Juppé, 66 anni, è l’uomo che Jacques Chirac definì «il migliore tra noi» già  nel 1995, quando era il contestato premier di una Francia in rivolta contro la riforma della sicurezza sociale e delle pensioni. A essere il migliore c’è abituato dall’infanzia: nato nelle Landes da una famiglia di piccoli proprietari terrieri gollisti, Juppé segue un eccezionale percorso educativo grazie alle borse di studio. Primo premio di greco e latino al concorso nazionale dei licei, maturità  in anticipo, Scuola Normale a Parigi, a 25 anni è già  diplomato all’Ena, la scuola dei grandi boiardi di Stato. La sindrome del primo della classe non gli fu sempre di aiuto in politica: Juppé è stato tra i più impopolari premier della V Repubblica, capace di rispondere ai colossali scioperi dei trasporti con un presuntuoso e un po’ napoleonico «Je suis droit dans mes bottes (Sono saldo nei miei stivali) e credo nella Francia».

Da allora a oggi la Francia ha imparato ad apprezzare in Juppé un uomo di infinite cadute e resurrezioni, di provata competenza e lealtà . Per salvare Jacques Chirac dallo scandalo degli impieghi fittizi al municipio di Parigi (che ora torna a tormentare l’anziano ex presidente), Juppé si fece condannare al posto suo: 18 mesi di carcere con la condizionale e un anno di interdizione dai pubblici uffici, trascorso in esilio volontario in Québec.

Sindaco di Bordeaux e numero due dell’attuale governo, ottimo ministro degli Esteri dopo la disastrosa Michèle Alliot-Marie, nel marzo scorso al Palazzo di Vetro di New York Juppé ha raccolto un trionfo diplomatico ottenendo l’astensione della Russia che ha permesso l’intervento militare in Libia. E pensare che, solo sei anni fa, New York gli riservò ben altra accoglienza: in coda al controllo passaporti dell’aereoporto Jfk, venne pregato di accomodarsi all’ufficio immigrazione.

«Ho capito subito che ero stato identificato come un pericoloso criminale — ha raccontato nella sua autobiografia di due anni fa —. Mi interrogano duramente sulla mia condanna. Mi sospettano di nascondere la mia fedina penale sporca e non mi fanno usare il telefonino». Un affronto dal quale Juppé sembra essersi ripreso benissimo. Le traversie lo hanno addolcito, non parla più di stivali ma intitola teneramente il suo libro «Non mangerò più le ciliegie in inverno…», strizzata d’occhio alla sua nuova sensibilità  ecologica. Mai più in inverno, ma a primavera 2012 non è escluso. «Nicolas Sarkozy avrà  tutto il mio appoggio», ripete ora Juppé, prima di aggiungere perfido «se sarà  candidato».

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