Somalia, nuovo attacco dei pirati sequestrata una nave con 7 italiani

by Sergio Segio | 11 Ottobre 2011 7:12

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LIVORNO – L’ultimo contatto è di ieri alle 6.45 ora italiana quando sulla nave Montecristo scatta l’emergenza. E’ un bottone tenuto premuto quello che, dalle coste al largo della Somalia, fa arrivare il segnale dell’allarme sicurezza negli uffici della D’Alesio Group, in una palazzina bianca di Livorno.

La Montecristo, 56mila tonnellate, imbarcazione nuovissima, che ha preso il mare per la prima volta il 10 giugno e trasporta materiale ferroso destinato al Vietnam, viene attaccata dai pirati. Della nave e del suo equipaggio composto da 23 persone di cui sette italianie sedici tra ucraini e indiani, non si sa più nulla.

Le comunicazioni si sono interrotte da quando il comandante, Diego Scussat, veneziano, riesce appenaa mandare l’allarme securityea mettersi in contatto con comando interforze che dovrebbe assicurare la navigazione in quell’area geografica così difficile.

L’ultimo contatto parla di una imbarcazione con cinque pirati che stanno attaccando la Montecristo. Non si sa se siano o meno stati esplosi dei colpi di pistola. Cala un silenzio carico di paure.

Nella sede livornese dell’armatore D’Alesio, un colosso italiano dei trasporti per mare, un gruppo che possiede 12 petroliere, comincia una giornata con il fiato sospeso: è un via vai di persone e riunioni, di telefonate e di contatti frenetici con la Farnesina. C’è da avvertire anche le famiglie dell’equipaggio che è, con ogni probabilità , ostaggio dei pirati somali.

«E’ la prima volta che accade una cosa di questo generea una nostra nave- spiega l’armatore livornese Nello D’Alesio, uno dei tre figli del fondatore del gruppo – Sappiamo che quelle rotte sono pericolose e il personale a bordo segue dei corsi specifici di security». A bordo, fra gli italiani ci sarebbero quattro addetti proprio alla sicurezza. «In questo momento ci interessa soltanto portare in salvo i membri dell’equipaggio», taglia corto D’Alesio. La Montecristo è partita da Liverpool il 20 settembre scorso, ha passato il canale di Sueze nel golfo di Aden è stata scortata da una nave giapponese. Appena questa si è allontanata è scattato l’attacco dei pirati a bordo di una piccola imbarcazione. Da quel momento, il silenzio. Un silenzio carico di angoscia e domande: «Non vogliamo parlare, ogni parola può essere di troppo, siamo angosciati» dicono dal citofono i familiari di Stefano Mariotti, l’ufficiale di coperta imbarcato sulla nave italiana con l’allievo ufficiale Luca Giglioli, entrambi di Livorno. Gli altri italiani vengono dalla Sardegna, dal Trentino Alto Adige e dalla Campania. La Farnesina segue «con la massima attenzione» il caso, tenendo un filo diretto con gli uffici livornesi della D’Alesio alla Fortezza. «Stiamo monitorando la situazione con la consueta cautela – spiega il ministro degli Esteri Franco Frattini – si presume che il sequestro sia riuscitoe questo significa prepararsi a una fase delicatissima di accompagnamento della nave, senza azioni di forza che in questo casi possono esporre l’equipaggio a un grave pericolo». Ora pesa il silenzio, si spera in un contatto, in un segnale che arrivi dalle coste al largo della Somalia. Potrebbe essere il primo passo per una trattativa o la richiesta di un riscatto.

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