Sono a rischio i controlli sull’export di armi

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L’articolo potrebbe comportare un alleggerimento dei controlli mediante delle semplificazioni amministrative, che «rischiano – secondo Emilio Emmolo, della Rete italiana disarmo, cartello di trenta associazioni che si occupano della materia – di creare un vulnus nel sistema autorizzatorio».
Il governo, per la prima volta su una materia così importante, ha deciso di fare approvare al parlamento una legge delega. Sarà  poi l’esecutivo a scrivere le norme sul commercio delle armi sulla base delle poche e generiche indicazioni contenute nell’articolo 12. Senza alcuna trasparenza ed alcun confronto in parlamento. C’è il pericolo che l’attuale legge venga stravolta.
La Rete Italia Disarmo ha infatti denunciato, in una nota, questo rischio: la modifica della legge senza discussione è una «strada inaccettabile». Con la crisi economica «le lobby delle armi – afferma Riccardo Troisi della Rete – scalpitano per avere le mani libere da vincoli sul controllo sul business delle armi ed il governo si appresta a sostenere questi mercanti di morte».
La Rete chiede, quindi, di stralciare l’artico per eliminare il pericolo di esportare armi a Paesi belligeranti che possano essere utilizzate per commettere gravi violazioni dei diritti umani.
L’Italia ha molto da farsi perdonare, infatti, per quanto riguarda una politica irresponsabile di vendite di armi. Il caso più eclatante è la Libia, di cui siamo stati fra i principali fornitori, con l’assurdo che durante la guerra i nostri soldati si sono dovuti difendere dalle armi «made in Italy». Anche Amnesty International ha denunciato nei giorni scorsi che le armi italiane e degli altri Paesi sono affluite ai Paesi del Medio Oriente. Non solo, i dati ufficiali resi noti da Palazzo Chigi ed inerenti le esportazioni del 2010 evidenziano vendite a molti paesi in guerra, come Usa e Regno Unito, o ad altri che non brillano nel rispetto delle libertà  fondamentali, come l’Arabia Saudita.


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