Summit alla Farnesina con gli avvocati di Gomorra “Volevano incontrare Scotti per diventare consoli”
NAPOLI – Un incontro riservato al Ministero degli Esteri con due penalisti ritenuti troppo vicini ai boss di Gomorra. Il vertice romano sarebbe avvenuto nell’estate 2010 tra il sottosegretario Enzo Scotti, il deputato dei Responsabili Antonio Milo e due avvocati poi finiti nei guai per le pericolose relazioni con padrini e con alcuni pentiti del clan dei casalesi sotto la lente del pool antimafia di Napoli. Il progetto che stava a cuore ai difensori Catello Di Capua e Michele Santonastaso era ormai a portata di mano: diventare consoli del Centro Africa. Aprire tre sedi: a Napoli, a Roma, a Milano. Magari occupandosi anche di business e di commercio, di «petrolio», diamanti, materie prime, dietro lo scudo di attività internazionali della solidarietà .
Proprio su quell’incontro il sottosegretario della Farnesina è chiamato a riferire, domani, dinanzi ai pm di Napoli. Fonti politiche confermano l’incontro. Dalla Procura di Napoli, secco no comment. Enzo Scotti ovviamente non è indagato, sarà ascoltato come teste nell’ambito dei diversi filoni d’indagine condotti dai pm Francesco Curcio, Alessandro Milita, Antonello Ardituro e Cesare Sirignano. Inchieste che, nel corso degli ultimi venti mesi, hanno colpito i due avvocati, entrambi strappati dal carcere al sogno di indossare la feluca.
Michele Santonastaso – all’epoca di quell’incontro era già noto per aver letto in Corte d’Assiste d’Appello, nel marzo 2008, l’istanza di ricusazione con frasi minacciose contro lo scrittore Roberto Saviano, il magistrato Raffaele Cantone e la giornalista Rosaria Capacchione – è tuttora in carcere dal settembre 2010 con le accuse di associazione camorristica, corruzione aggravata dalla finalità mafiosa, falsa perizia e concorso in falsa testimonianza. Di Capua, invece, difensore di numerosi pentiti dei casalesi, dopo l’arresto dell’ottobre 2010, è stato condannato per favoreggiamento personale. In pratica, Di Capua spifferava ai boss – tramite Santonastaso – le accuse pronunciate dai collaboratori di giustizia da lui assistiti. Nell’ambito di quest’ultimo filone, il pm Sirignano scopre che Santonastaso, insieme con Pasqualino Maurizio Sarlo, (imprenditore veneto, che non risulta indagato), stava organizzando e verosimilmente gestendo anche «la nascita di un consorzio che si occupasse della gestione ambientale dell’intera Campania, finora fonte di interesse del clan camorristico dei casalesi». Proprio dal alcune testimonianze relative a quest’ultimo aspetto, era emersa la pressione esercitata dagli avvocati, e da un’amica del legale Di Capua, per ottenere l’incontro alla Farnesina.
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