Trionfano i liberali di Tusk vola il magnate anti-clericale

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VARSAVIA – Schiaffo polacco ai nemici dei valori d’Europa. Il premier liberal Donald Tusk, al potere da quattro anni e protagonista di un impetuoso, solido boom economico, secondo le proiezioni sui primi exit poll di ieri sera ha vinto le elezioni legislative. Il suo avversario Jaroslaw Kaczynski, leader della destra nazionalpopulista, euroscettica e clericale, è il grande sconfitto. Secondo vincitore, l’uomo nuovo della sorpresa, l’anticlericale Janusz Palikot, transfuga dal partito di Tusk. Ma il premier uscente, sempre secondo i primi dati, ha i numeri per governare con chi vuole: col partito contadino alleato finora, con Palikot o al limite (ipotesi improbabile) con la sinistra postcomunista. L’onda della nuova destra euroscettica e populista, che dilaga dall’Ungheria alla Scandinavia alla Padania, esce sconfitta a Varsavia. La Polonia non è ancora morta, e Merkel e Sarkozy, appresi i primi risultati dopo il loro vertice sull’euro, tirano un sospiro di sollievo. Ecco i risultati provvisori fotografati dagli exit poll. Po, cioè la Piattaforma dei cittadini, il partito di Tusk, è al 39,6 per cento. Il Pis, ovvero Legge e Giustizia di Kaczynski che pochi giorni fa aveva accusato la Cancelliera tedesca di «volerci sottomettere alleata della Russia», è appena al 30,1. Nuova terza forza è lo Rpp, appunto il partito di Janusz Palikot, magnate anticlericale per uno Stato laico, droghe leggere libere e matrimonio gay legale, al 10,1 per cento. Il Psl, partito contadino, è all’8,2 per cento, la Sld, cioè la sinistra democratica postcomunista (affine ai socialisti al Parlamento europeo) al 7,7. Tutte le altre liste cadono sotto la soglia di sbarramento. «Ci aspettano altri4 anni di lavoro per una Polonia sempre più moderna ed europea, grazie agli elettori, e a te Malgorzata mia amata», ha detto Tusk in trionfo baciando la moglie. A Kaczynski è scappata una frase pesantissima: «Un giorno vinceremo, porteremo Budapest a Varsavia»: apologia dello smantellamento della democrazia da parte del potere nazionalista ungherese. L’altro grande sconfitto è la Chiesa. Sembra aver smarrito il messaggio di dialogo e tolleranza di Karol Wojtyla e i vescovi in campagna hanno apertamente appoggiato l’opposizione di destra sperando di recuperare potere. Ma al voto la Polonia si mostra sempre più modernae laica, cristiana ma non più disposta all’obbedienza cieca ai vescovi.

Boom economico, aggancio al sistema Germania, buon uso dei fondi Ue, riportano a casa i giovani laureati emigrati anni fa a Londra e Dublino, rendono sempre più centrale il ruolo geopolitico, economico, strategico di Varsavia in Ue e Nato e creano regole del gioco più europee a Varsavia, anche tra Stato e Fede.


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