Turista francese uccisa dai ribelli somali offensiva del Kenya contro gli Shabaab

by Sergio Segio | 20 Ottobre 2011 7:19

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E’ morta la donna francese rapita la notte del 30 settembre scorso da un commando di 15 uomini armati, legati ai radicali islamici degli Al Shabaab. Costretta su una sedia a rotelle dopo un gravissimo incidente automobilistico, afflitta da un tumore, era stata prelevata di notte nella sua casa sull’isola di Manda, la più piccola dell’arcipelago di Lamu, un vero paradiso naturale che si affaccia sulle coste del Kenya. Marie Dedieu, 66 anni, era una figura storica del femminismo francese. Il suo decesso, provocato dallo stress, dalla mancanza di medicine essenziali a curare la sua malattia, ha finito per innalzare la tensione nell’area. Ci sono altri tre ostaggi – una turista inglese, Judith Tebbutt, e due volontarie di Msf, il medico spagnolo Mercedes Garcia e l’infermiera argentina Pilar Bouza – nelle mani delle varie gang, difese dai clan dominanti nelle regioni somale, spesso in contatto con le formazioni armate legate ad Al Qaeda e comunque disposte a tutto pur di partecipare al business dei rapimenti.
Esasperato dalla situazione esplosiva che si è venuta a creare nel Corno d’Africa, sorpreso dalle incursioni inedite e audaci di commando che s’infiltrano oltre i confini, il Kenya ha deciso di mobilitare le sue truppe e ha iniziato ad avanzare per quasi duecento chilometri in territorio somalo. Solo la pioggia battente e il terreno trasformato in un pantano ha rallentato la corsa di carri armati, mezzi blindati e truppe di fanteria, sostenute da mezzi aerei. Un elicottero è precipitato. Non si sa come. Ma è verosimile che si tratti della prima perdita di una guerra non ancora dichiarata che rischia di coinvolgere l’intera regione.
La fuga dei turisti dalle coste oceaniche rischia di mettere in ginocchio il paese: i danni sono stati calcolati in un miliardo di dollari. Nessuno si sente più al sicuro. Neanche le decine di ong che assistono centinaia di migliaia di rifugiati colpiti dalla più grave siccità  che il Corno d’Africa ricordi negli ultimi 30 anni. Il campo di Dadaab, il più grande di tutta la regione, affollato da 470 mila persone, è praticamente abbandonato a se stesso. «Tutte le attività  sono bloccate», confermano dal Cesvi.

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