Bankitalia: “Debito sostenibile anche se i tassi salgono all’8%”

by Sergio Segio | 3 Novembre 2011 15:50

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MILANO – Calma e sangue freddo. Piazza Affari riesce nel rimbalzo dopo una delle giornate più nere della sua storia. Recupera il 2,31% e spera nel G20 di Cannes al via oggi. E nel frattempo Banca d’Italia prova ad allontanare le nubi sul futuro facendo chiarezza sul reale rischio fallimento del Paese. Il Rapporto sulla Stabilità  finanziaria di Palazzo Koch mette al riparo i conti del Paese per i prossimi due anni. Anche nel peggiore dei casi: con la crescita ferma a zero e il rendimento dei titoli di Stato all’8%.
Le simulazioni preparate dai tecnici di Bankitalia mostrano che anche di fronte a un significativo aumento dei tassi d’interesse il rapporto debito/Pil «calerebbe o si stabilizzerebbe». Secondo le stime ufficiali del governo che, spiega lo studio illustrato ieri dal governatore Ignazio Visco al Comitato di stabilità  finanziaria, incorporano il rialzo dei tassi fino a settembre e le misure finanziarie approvate in estate «il rapporto debito/Pil si ridurrebbe dal 120,6 al 112,6% entro il 2014». Via Nazionale in una prima ipotesi ha simulato un rialzo del rendimento dei titoli di Stato fino all’8% da gennaio 2012, poi in un secondo scenario ha immaginato che la corsa dei tassi azzeri la crescita economica nel prossimo triennio: un calo di un punto del Pil ridurrebbe dello 0,5% l’avanzo primario e contemporaneamente un rendimento dei titoli di Stato più alto dell’1% aumenterebbe la spesa per gli interessi. Eppure nella migliore delle ipotesi il debito nel 2014 scenderebbe al 115,5% del Pil, nella peggiore si stabilizzerebbe al 120%, senza cali. E così, Banca d’Italia, spinge l’orizzonte del default più lontano dei 100 giorni raccontati dagli analisti di Crédit Suisse.
Di certo Palazzo Koch ha tranquillizzato chi in portafoglio ha quote del debito pubblico italiano: il 39,2% dei quasi 2mila miliardi di euro è in mano a non residenti, il 26,2% spetta alle banche italiane, il 13,9% a istituzioni finanziarie, il 12,8% a famiglie, il 4,3% a fondi e il 3,6% è rinchiuso nel forziere di Banca d’Italia. La speranza è che l rinnovato ottimismo delle istituzioni plachi l’irrazionalità  dei mercati. Ieri, intanto, le Borse europee sono riuscite a tirare il fiato dopo la seduta di martedì. Milano trascinata da Unicredit (+7,34%), Saipem (+5,28%) e Intesa Sanpaolo (+5,06%) ha guadagnato il 2,31%, ma bene intonate si sono mosse anche Londra (+1,15%), Francoforte (+2,25%) e Parigi (+1,38%). L’Italia però resta sotto osservazione. Piazza Affari è riuscita a recuperare solo una piccola parte dei 22 miliardi bruciati nella seduta precedente e le tensioni sui titoli di Stato non si sono allentate: il rendimento resta al 6,16% (poco lontano dal record del 6,3%) e, anche se Banca d’Italia tranquillizza sulla tenuta dei conti, il differenziale di rendimento con i bund tedeschi non scende da quota 434 punti base (per indebitarsi, quindi, la Germania paga il 4,34% in meno dell’Italia). E, ancora, il prezzo dei Cds, le assicurazioni contro il rischio default del Paese a 10 anni, resta a 488 punti.

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