Bossi è assente, si parla di pensioni

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ROMA — Un maxi emendamento da infilare nella legge di Stabilità  attualmente in discussione al Senato, per la cui presentazione il temine scade venerdì, con dentro tutte le misure annunciate nella lettera a Bruxelles rinforzate da proposte bipartisan. Come quella sulla modernizzazione del mercato del lavoro formulata dal senatore pd Piero Ichino che, pur non trovando in passato il pieno consenso da parte del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi che ieri a Matrix ha rilanciato la revisione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, si gioverebbe di ampio consenso politico anche se con il sindacato si creerebbero non pochi problemi. Oppure la patrimoniale nella formula mini, suggerita dal rettore della Bocconi Guido Tabellini, cioè applicando a tutte le ricchezze una imposta annuale del 5 per mille che porterebbe nelle casse dello Stato circa 5 miliardi l’anno. Così come potrebbe prendere forma sin da subito la decisione sulla riduzione delle oltre 400 agevolazioni fiscali e assistenziali in grado di ridurre il deficit di 20 miliardi entro il 2014.
Il Senatur e ministro Umberto Bossi ieri non ha partecipato al summit, e questo ha consentito ai presenti di affrontare anche lo spinoso capitolo delle pensioni di anzianità  e dell’anticipo delle donne a 65 anni nel privato sulle quali vige il veto del leader della Lega. Due voci non decisive nel risanamento dei conti pubblici, ma che nel menù da sottoporre ai mercati farebbero una bella figura: dall’Inps emerge che l’abolizione delle pensioni di anzianità  (circa 100 mila all’anno tra uomini e donne) porterebbe un risparmio di 2,5 miliardi di euro l’anno mentre per le donne si avrebbe un risparmio all’inizio modesto per arrivare nel 2015 a 3,5 miliardi di euro l’anno.
Il braccio di ferro non è solo sulle pensioni, pure sul mercato del lavoro si profilano problemi. «La riforma dell’articolo 18 la faremo, la faremo», ha garantito Sacconi nel sottolineare come in Italia «c’è una cattiva informazione: questa riforma viene vista come licenziamenti facili o battaglia ideologica, mentre invece si tratta di facilitare le assunzioni».
Anche di questo si è discusso ieri sera nel «Consiglio di guerra» convocato dal premier Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi con i ministri chiave, compreso quello dell’Economia Giulio Tremonti finora rimasto un po’ defilato. Il precipitare della crisi in una spirale da default avrebbe fermato il processo dentro il Pdl al ministro dell’Economia che alcuni vorrebbero sostituire con Lorenzo Bini Smaghi. Ieri dunque Tremonti sarebbe rientrato in campo e come primo segnale ha convocato il Comitato per la stabilità  finanziaria, una task force creata nel 2008 da Tommaso Padoa-Schioppa composta dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, dal direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, dal presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini e da quello Consob Giuseppe Vegas che già  si è riunito il 2 di agosto scorso. Tra i compiti del Comitato quello di fornire indicazioni ogni volta che si manifesti un caso potenziale di «crisi finanziaria di natura sistemica».
Oggi vedremo quali suggerimenti arriveranno dai vertici delle tre Autorità  di controllo mentre al momento prevale l’idea del maxi emendamento da fare in tempi rapidi. Un modo per consentire a Silvio Berlusconi di arrivare al G20 di Cannes, che inizia domani, con qualcosa di concreto in mano.


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