CINA Brusco richiamo all’ordine per comunità  web

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Un «serrare i ranghi» che arriva mentre migliaia di cittadini manifestano solidarietà  ad Ai Weiwei, con una mega colletta per l’artista «dissidente» – condannato per evasione fiscale – che ha diffuso proprio attraverso la rete le sue critiche caustiche all’esecutivo.
Gli ad delle società  – riferisce l’agenzia – si sono detti d’accordo sulla necessità  di «rafforzare l’auto-controllo, l’auto-moderazione e l’auto-disciplina» in rete; impegnati «ad arginare con determinazione la tendenza alla trasmissione on-line di dicerie, pornografia, truffe e altre informazioni illegali e dannose», nonché a «favorire la diffusione online di messaggi positivi».
Alla riunione, presieduta da Wang Chen, il direttore dell’Ufficio per la propaganda del Consiglio di Stato (il governo), hanno partecipato, tra gli altri, il 42enne fondatore di Baidu Robin Li (il secondo uomo più ricco della Cina, con un patrimonio di 9,2 miliardi di dollari secondo l’ultima classifica diForbes); il 39enne “Pony” Ma Huateng (13°, con 4,3 miliardi di dollari), capo di Tencent a cui appartiene il popolarissimo servizio di messaggeria QQ; il 46enne presidente del gigante dell’e-commerce “Alibaba” Jack Ma (39°, con 1, 9 miliardi di dollari); e Charles Chao, il 45enne che tre anni fa approfittò dell’oscuramento di Twitter da parte delle autorità  per far spiccare il volo ai weibo, i micro-blog della sua sina.com che ora corre verso il traguardo dei 100 milioni di utenti.
Giovani e ricchi censori in patria, rispettati e integrati nell’economia globale: Baidu è quotata dal 2007 nell’indice Nasdaq di New York, mentre le altre grandi dell’information technology (IT) della Repubblica popolare detengono importanti partecipazioni in aziende Usa dello stesso settore.
Tuttavia è improbabile che quello combattuto nel week end sia stato lo scontro finale tra il partito e la comunità  di netizen, i cittadini che dalla rete reclamano maggiore partecipazione alle decisioni politiche. Anzitutto questi ultimi rappresentano una realtà  consolidata, spesso in grado di aggirare la censura e di influenzare con le sue rivendicazioni gli stessi media ufficiali. Inoltre – fonte Financial Times – l’annunciato giro di vite sta impensierendo gli investitori del settore IT. I 500 milioni di utenti dell’internet cinese fanno gola alle aziende di tutto il mondo, ma se il controllo del web si fa soffocante, diventano meno appetibili.
Con l’avvicinarsi del ricambio ai vertici del partito e dello Stato – in autunno è previsto l’avvicendamento del Politburo e l’ascesa alla presidenza di Xi Jinping – e con la crisi dell’economia mondiale che si fa sentire anche in Cina, il Pcc vorrebbe «fermare la diffusione di dicerie», cioè eliminare quelle informazioni in grado di metterne in discussione l’autorità . L’ultimo episodio pochi giorni fa, quando migliaia di cittadini allarmati per una persistente cappa di smog hanno protestato in rete contro le rilevazioni ufficiali della qualità  dell’aria a Pechino e hanno detto di fidarsi solo di quelle (assai più pessimistiche) dell’ambasciata Usa.
Intanto la raccolta fondi in favore di Ai Weiwei ha superato i 5 milioni di yuan (circa 570.000 euro). I suoi sostenitori continuano a spedirgli denaro in tutti i modi. Arrestato nell’aprile scorso mentre stava tentando di lasciare i paese, tenuto prigioniero per 81 giorni in una località  segreta (senza accuse formali), dopo essere stato liberato, è stato condannato a risarcire 2,4 milioni di dollari, per aver evaso le tasse. Ieri il governativo Global times ha avvertito che la colletta potrebbe essere considerata un «finanziamento illegale».


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