Costituente: brutta partenza

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Si è riunita ieri per la prima volta dopo la formazione del governo tripartito di coalizione Per la formazione del nuovo governo tunisino, nato dai risultati delle elezioni per la costituente che si sono svolte il 23 ottobre, i giochi sono fatti. Ieri, a un mese dal voto, nel vecchio palazzo del Bardo, già  sede del parlamento, si è tenuta la prima seduta dell’assemblea costituente. Apertura con l’inno nazionale senza quei cambiamenti che Moncef ben Salem, ministro in pectore dell’educazione nazionale, vorrebbe introdurre, cancellando i versi del più noto poeta tunisino che suonano così: «Quando il popolo un giorno vuole la vita / Il destino deve rispondere / Alle tenebre di dissiparsi / Alle catene di spezzarsi» (nostra traduzione). Ma i ministri devono aspettare il loro turno per giurare. E il leader islamista Ghannouchi, dopo le proteste suscitate, ha dovuto rimangiarsi l’invito rivolto al suo principale sponsor, l’emiro del Qatar, perché assistesse alla seduta di apertura della costituente.
La prima seduta dell’assemblea doveva nominare capo dello stato Moncef Marzuki, leader del Consiglio per la repubblica, che ha vissuto molti anni in esilio in Francia, poi il presidente della costituente Mustapha ben Jafaar, capo di Ettakatol, esponente social-democratico sulla scena politica da molti anni. Infine sarebbe spettato al presidente Marzuki nominare il nuovo premier, il segretario generale del partito islamista En-nahda, vincitore delle elezioni, Hamadi Jebali. Tutto secondo l’accordo raggiunto dai tre partiti – uno islamista conservatore e gli altri due di centro-sinistra – che si sono spartiti anche i ministeri.
Naturalmente la parte del leone tocca agli islamisti in nome dei loro 89 seggi, con 17 ministeri, tra i quali quelli chiave: interni, giustizia, educazione, esteri, tra gli altri. Marzuki (29 seggi), che rivendicava interni e giustizia, si è dovuto accontentare di finanze – importante se ci fossero risorse, ma non è il caso tunisino -, trasporti, finanza pubblica, riforme e gioventù. A Ettakatol (20 seggi) sono andati i ministeri dell’ambiente, agricoltura, sanità , insegnamento superiore.
Souad Abdelrahim, l’unica eletta nelle file di En-nahda che non porta il velo e che era diventata il fiore all’occhiello da esibire alla stampa straniera, ieri strattonata all’entrata dell’assemblea, si sarebbe giocata il ministero della donna per aver dichiarato che tra le prime misure da adottare ci sarebbe stata l’eliminazione dei sussidi per le ragazze madri. Anche a noi aveva anticipato simili posizioni, in un’intervista, aggiungendo che non era possibile che queste donne potessero dare il loro nome a quei «bastardi».
A destare scalpore tra i democratici era stata anche l’affermazione fatta a Sousse, durante un incontro con gli studenti, dal candidato a primo ministro, Hamadi Jebeli, il quale aveva sostenuto che «stiamo costruendo il sesto califfato, grazie a Dio». Un lapsus? Forse.
L’unica consolazione per gli oppositori di questo governo contro-natura è che dovrebbe durare in carica solo un anno, il tempo concesso all’assemblea per varare la costituzione, dopo di che si dovrebbero tenere le elezioni amministrative e legislative. Ma c’è anche chi, come il presidente appena nominato della repubblica Marzuki, vorrebbe estendere la durata del governo a tre/cinque anni. A meno che non si ricreda di fronte ai problemi drammatici che deve affrontare il paese e i suoi ministri. Marzuki ha già  annunciato che la sua prima visita da presidente la farà  a Kasserine, nel cuore del paese, uno dei luoghi da dove è partita la rivoluzione. Evidentemente però vuole evitare Sidi Bouzid, il luogo simbolo, dove si è dato fuoco Buazizi e dove è stata data alle fiamme la sede di En-nahda (partito alleato di governo di Marzuki) subito dopo le elezioni. Nei luoghi che hanno dato il via alla rivoluzione a vincere è stato infatti il partito Aridha (Petizione popolare) ritenuto vicino agli ex sostenitori di Ben Ali, guidato da Hachmi el Hamdi, un personaggio controverso che ha fatto tutta la campagna elettorale da Londra via tv satellitare, ma che è nato a Sidi Bouzid e che ai suoi concittadini ha saputo vendere un sogno che gli è valso 29 seggi alla costituente.


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