Draghi: banche, con le nuove regole si riducono i rischi

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CANNES — Unicredit è la penultima della lista, ma solo per un fatto di ordine alfabetico. E comunque è l’unico gruppo italiano della squadra delle 29 banche sistemiche globali, le cosiddette G Sifis, quelle «too big to fail» (troppo grandi per fallire), che dovranno cominciare a riorganizzarsi entro il 2012 in vista di un aumento di capitale, dall’1% al 2,5%, da attuare tra il 2016 e il 2019. E ciò sulla base delle raccomandazioni presentate dal Financial stability board, e accolto dal G20 dei capi di Stato e di governo riuniti a Cannes. «Quello del Fsb è un grande pacchetto in grado di ridurre le conseguenze catastrofiche in caso di fallimento delle banche», ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, nel suo ultimo intervento, qui a Cannes, come presidente dell’organismo di regolamentazione, incarico che aveva assunto nel 2006. Proprio ieri, infatti, ha lasciato il posto al governatore canadese Mark Carney, che sarà  affiancato alla vicepresidenza, con ampie deleghe, dal governatore svizzero Phillip Hildebrand. E lo ha fatto soddisfatto per aver completato l’agenda di lavoro che aveva programmato all’inizio della crisi quando l’Fsb, era stato chiamato dal G20 a disegnare la riforma delle regole della finanza. Le raccomandazioni sulle banche too big too fail sono l’ultimo punto assieme alla proposta di individuare e disciplinare il sistema bancario ombra.
«La lista delle banche a rilevanza sistemica è aperta, non è fissa e sarà  aggiornata annualmente, ogni novembre dal Fsb», ha precisato Draghi. Il cuscinetto aggiuntivo di capitale delle banche sistemiche globali, necessario per aumentare la capacità  di assorbimento delle perdite, dovrà  essere di qualità , come quello richiesto dall’inasprimento dei parametri previsto dall’accordo di Basilea3, e aumentato ancora dall’accordo europeo del 26-27 ottobre. Buon per Unicredit che dovrà  affrontare entrambe le scadenze e prepararsi a rafforzare le sue risorse patrimoniali. Il gruppo guidato da Federico Ghizzoni è l’unico italiano ma è in buona compagnia in Europa, accanto a 4 banche francesi, 4 britanniche, 2 tedesche, 2 svizzere e una a testa per Olanda, Svezia, Belgio, Spagna, alle quali si aggiungono 8 gruppi Usa, 3 giapponesi e uno cinese. Ma questa pressante richiesta alle banche di nuovi apporti patrimoniali non rischia di provocare rischi di restrizione del credito all’economia, di provocare fenomeni di credit crunch? «Credo che la prospettiva di una più forte ricapitalizzazione rafforzerà  il sistema bancario e diminuirà  i rischi per le sue attività . Le stime che abbiamo effettuato non mostrano comunque effetti macroeconomici negativi» ha risposto Draghi, il quale ha spiegato anche che l’appoggio del G20 al pacchetto di misure del Fsb “è una pietra miliare. La piena e coerente attuazione di queste politiche abbasserà  la probabilità  e l’impatto dei fallimenti di banche sistemiche e affronterà  i rischi dell’azzardo morale permettendo che le istituzioni finanziari di rilievo del sistema finanziario globale possano fallire senza danni all’economia reale e senza imporre costi ai contribuenti”, ha affermato il numero uno dell’Eurotower. Sul sistema bancario ombra, Draghi ha annunciato che è stato fatto un monitoraggio e che si proseguirà  nel 2012 per allargare la regolamentazione entro l’anno”. Infine un’esortazione sul futuro del Financial Stability Board che dovrebbe avere personalità  giuridica perché «è il momento che diventi un organismo indipendente».


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