Eurolandia minaccia Atene “Mantenga gli impegni o sospenderemo gli aiuti”

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CANNES – «Una settimana fa abbiamo preso una decisione a diciassette. Non accettiamo che qualcuno si dissoci da questa decisione». Il presidente dell’Eurogruppo, il lussemburghese Jean- Claude Juncker, cerca di restare diplomatico, di non lasciar trasparire il furore degli europei contro Georges Papandreou. E lo stesso premier greco non nega un sorriso ai fotografi. Ma la riunione non dev’essere stata facile per nessuno e non sarà  facile neanche quella di stamani con Silvio Berlusconi e José Luis Zapatero, chiamati, soprattutto il nostro presidente del Consiglio, a dare risposte concrete alle ingiunzioni dei partner, ad annunciare misure in grado di rassicurare i mercati.
Ieri sera tirava una brutta aria al Palazzo del Festival, che di solito accoglie kermesse molto più glamour. Nicolas Sarkozy e Angela Merkel si sono chiusi in una stanza con i presidenti della Commissione e del consiglio Ue, José Manuel Barroso e Herman van Rompuy, Juncker, la direttrice dell’Fmi, Christine Lagarde, e un rappresentante di Mario Draghi. Mettono a punto le richieste da presentare a Papandreou: vogliono che il referendum si tenga prima di Natale; e soprattutto insistono nel domandare un quesito chiaro sull’appartenenza della Grecia all’eurozona. Sulla prima domanda Atene è disponibile, sulla seconda molto meno: poco prima del mini- vertice, un portavoce del governo aveva ripetuto che il referendum deve riguardare il piano di salvataggio della Grecia, non l’appartenenza del Paese alla moneta unica. Secondo indiscrezioni, gli europei avrebbero anche chiesto un voto del parlamento greco in favore del piano di salvataggio.
Alla cena di lavoro con Papandreou, i leader europei sono arrivati con la volontà  di usare tutti gli strumenti a loro disposizione. Uno in particolare: la sospensione del versamento di 8 miliardi da parte degli europei e del Fondo monetario, previsto nei prossimi giorni. Una decisione che verrebbe formalizzata dai ministri delle Finanze lunedì. E’ una minaccia pesante per il governo di Atene: al più tardi entro metà  dicembre, dicono gli esperti, la Grecia sarà  in stato di insolvenza. Ma i partner di Papandreou insistono: il piano varato il 27 ottobre deve essere applicato alla lettera, non ci possono essere ripensamenti. La Lagarde li sostiene: «Contano la fermezza e la determinazione dei partner europei per superare gli inevitabili ostacoli». Nel pomeriggio, il portavoce della Merkel aveva detto che «non c’è tempo da perdere» e il primo ministro francese, Franà§ois Fillon, aveva invitato i greci a dire «rapidamente e senza ambiguità » se vogliono restare nell’eurozona. Il più inflessibile sembra Sarkozy. Il referendum greco gli ha rovinato il “suo” G20, la vetrina che avrebbe dovuto rilanciarlo in vista delle presidenziali. Il capo dello Stato pensava di portare a Cannes il risultato di un’Europa che aveva risolto la crisi dei debiti sovrani e quindi capace di discutere con Stati Uniti e Cina di come regolare il sistema finanziario internazionale o di come diminuire gli squilibri Nord-Sud. Il G20 sarà  invece dominato dal caos europeo: oggi, la prima parte del vertice, che doveva esaminare la situazione economica mondiale, sarà  invece dedicata alla crisi dell’euro.


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