Far West a Ostia, uccisi due boss legati alla banda della Magliana

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OSTIA – In via Antonio Forni, a due passi dal lungomare e dall’idroscalo di Ostia, pochi chilometri da Roma, l’asfalto umido di pioggia non ha ancora cancellato la grande macchia di sangue al centro della strada. È quel che rimane davanti agli occhi di tutti della sparatoria di ieri pomeriggio quando, verso le 16.30, a 50 metri da un supermercato e da un tabacchino, sotto i colpi di una 7,65 e di una calibro 9 sono morti Francesco Antonini, detto “Sorcanera”, 51 anni, e Giovanni Galleoni, 40 anni, per tutti “Bafficchio”. Soprannomi affibbiati a due boss di quartiere cresciuti, tra azzardo, usura, estorsioni e droga, alla “scuola” della Banda della Magliana, sfaldata da anni eppure marchio indelebile di un passato che nella capitale, soprattutto quest’anno, è stato rievocato ogni volta che un cadavere veniva rimosso dalla strada.
Quello che non si può vedere, protetto dal nastro steso dalla squadra mobile di Roma, è dentro un bar in ristrutturazione, teli bianchi di plastica su bancone e tavoli, teatro della sparatoria. Lì dentro c’è il corpo di Antonini, freddato senza potersi difendere. A terra 8-9 bossoli. Galleoni, invece, ha provato a scappare ma è stato raggiunto dalle pallottole e si è accasciato in mezzo alla strada. È morto, pochi minuti dopo, in ambulanza.
La dinamica dell’agguato non è ancora chiara. Le due vittime erano arrivate in via Forni insieme al titolare del bar all’angolo con via del Sommergibile e a un operaio. I killer, probabilmente più di due, li stavano seguendo con la loro auto, scura e di grossa cilindrata. Hanno iniziato a sparare appena “Sorcanera” e “Bafficchio” sono usciti dalla macchina. Un colpo ha anche mandato in frantumi il lunotto dell’auto sulla quale viaggiavano le vittime. Poi, dopo aver concluso l’azione, i killer sono fuggiti verso il lungomare. Rimasti illesi, invece, il titolare e l’operaio che hanno ingranato la marcia e sono scappati. La polizia li ha rintracciati in meno di un’ora. Interrogati per tutta la notte, da loro gli inquirenti vogliono sapere la dinamica esatta e i motivi del duplice omicidio. Ma potrebbero collaborare anche i numerosi testimoni che hanno assistito alla scena. Forse qualcuno di loro ha preso il numero di targa dell’auto guidata dai killer.
Non sarà  facile, però. La polizia, quando è arrivata sul posto, ha dovuto chiamare i rinforzi per tenere a bada la rabbia dei residenti che facevano da scudo ai corpi delle vittime. Il simbolo del clima di omertà  in un quartiere, Ostia ponente, tra i più difficili del litorale. Lì, a due passi, c’è piazza Gasparri, area di spaccio molto frequentata. Una statua ricorda Pier Paolo Pasolini, morto nel 1975, anche lui a novembre, nella desolazione dell’idroscalo, 200 metri più avanti. Qui le case costano poco, le strade sono perennemente in manutenzione, male illuminate. In questa zona viveva Galleoni. Secondo alcuni gestiva l’assegnazione delle case Iacp. Sicuramente, nel 2005, insieme ad Antonini, era finito coinvolto nell’operazione Anco Marzio. Un’inchiesta scaturita dopo l’omicidio di Paolo Frau, ex luogotenente di Renatino De Pedis, boss della Magliana. Per Antonini e Galleoni le accuse erano di associazione di stampo mafioso finalizzata al gioco d’azzardo, all’usura, all’estorsione e al traffico di droga. Cinque anni dopo cade l’associazione mafiosa ma il profilo criminale resta quello.
Ora si teme un’escalation in una zona in cui la malavita organizzata, soprattutto camorra, pesca per la sua manovalanza e l’economia sporca prolifera. Intanto i familiari delle vittime hanno paura: «Non posso pensare che i miei figli si possano prendere una pallottola per strada», si sfoga il cognato di Galleoni. Anche per questo, per evitare altri morti (con i due di ieri, quest’anno il conto degli omicidi nella capitale raggiunge quota 33), il questore di Roma, Francesco Tagliente, ha istituito una task force investigativa. E oggi il prefetto Giuseppe Pecoraro ha convocato, proprio a Ostia, il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza. Il sindaco Gianni Alemanno è furioso: «Ora basta. È necessario che il nuovo ministro degli Interni e il capo della polizia prendano misure drastiche e senza più nessun rinvio. La capitale dev’essere difesa da un assalto di criminalità  organizzata senza precedenti dagli anni ’70». L’opposizione, però, lo inchioda: «Alemanno in campagna elettorale aveva promesso più sicurezza. Con lui, invece, Roma è diventata il Far West».
(ha collaborato flaminia savelli)


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