Fiori dalle sneaker ora in Germania la scarpetta è bio

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BERLINO.  L’abito sportivo, specie se griffato, è un simbolo d’una certa idea di benessere e qualità  della vita nel nostro tempo: guai a chi non può sfoggiarlo. Ma adesso gli inguaribili perfezionisti ecologici tedeschi ne hanno pensata una nuova. A breve, ci sarà  possibile acquistare scarpe da jogging o sneakers, magliette o borse che potremo riciclare come vorremo. Soluzione preferita: renderle biodegradabili, cioè quando sono vecchie e consunte basta tagliuzzarle o triturarle e gettarle nei rifiuti organici misti. Oppure, si ricicla tutto, dalla suola al laccio all’ultimo fregio sulla scarpa di marca. E il ciclo eterno della vita, come la natura l’ha disegnato da migliaia e migliaia di anni, diventa parte del quotidiano in un settore avanzato dell’economia.
Ecologia a ogni costo, biodegradabilità  e riciclabilità  sopra ogni cosa dei capi sportivi di marca? Adesso, in tempi di crisi, mentre non siamo nemmeno certi del futuro dell’euro? Suona lusso velleitario, ma è anche un discorso serio, vale la pena portarlo avanti in nome del rispetto della natura e per venire incontro alle sensibilità  di quella fetta sempre più grande di pubblico per cui il rispetto dell’ambiente è una Weltanschauung. Parola almeno di Franz Koch, il giovanissimo nuovo amministratore delegato di Puma, il colosso dell’abbigliamento sportivo e lifestyle tedesco. Herr Koch ha appena 32 anni e guida Puma da soltanto cento giorni. «Confidiamo di poter fornire alla clientela nel vicinissimo futuro scarpe sportive, t-shirt e borse che siano in grado di essere mischiate e dissolte nel contenitore dei rifiuti organici, oppure riciclate», ha annunciato Herr Koch in una lunga intervista all’autorevole settimanale economico Wirtschaftswoche. Insiste. Si tratta di restaurare i cicli della natura. Secondo due principi, pensando a due cicli. Non solo quello tecnico, in base al quale ogni materiale è riciclabile e riutilizzabile come un vuoto a rendere. No, c’è anche da instaurare il primato del “biologischer Kreislauf”, cioè il ciclo biologico, è il credo del giovane numero uno di Puma. Per cui è necessario e possibile produrre appunto scarpe sportive e abbigliamento per sport e tempo libero in materiali bio, quindi organici. Volete separarvi della cara scarpa e della tuta dopo chilometri di jogging ogni mattino? Benissimo, dimenticate il cassonetto normale dei rifiuti, simbolo dello spreco consumista. Scarpe e tuta andranno in quello che i tedeschi chiamano Kompost, cioè il cassone dei rifiuti organici deperibili misti. Da cui alla fine di solito si ricava concime, o cibo per maiali.
«Dalla culla alla culla, è il principio del ciclo eterno della vita che vogliamo portare nella produzione. Stiamo lavorando sodo per produrre e lanciare sul mercato al più presto linee di prodotti che rispondano a entrambe queste esigenze», assicura Koch. «A questo scopo abbiamo costituito un nuovo team, che deve lavorare solo su questa nuova generazione di articoli sportivi, sono i nostri ricercatori più capaci, li abbiamo liberati dallo stress del quotidiano e incaricati di un solo compito: sviluppare nuove tecnologie di produzione, soprattutto per le scarpe sportive. In modo da renderle biodegradabili, ma al tempo stesso assicurando la fusione di tecnologia e design»: la nuova scarpa o tuta da jogging iperecologica e biodegradabile, per carità , nell’aspetto e nello stile non dovrà  essere minimamente al di sotto di quella tradizionale, per il gusto del pubblico sovrano.


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