Galli, droga, escort Il carcere «allegro» dei narcos messicani

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WASHINGTON — Un carcere all’altezza della fama (perduta) di Acapulco. Con celle a cinque stelle create dai detenuti con la compiacenza delle autorità . Altro che Cayenna. Gli «ospiti» — è il caso di dirlo — avevano a loro disposizione 100 tv al plasma, videogiochi, bottiglie di liquori, armi da taglio e un harem di 19 prostitute, entrate chissà  come nel penitenziario Las Cruces di Acapulco, città  simbolo del turismo e oggi sconvolta dalla guerra tra narcos. Nei cortili del penitenziario zampettavano pavoni e pappagallini. In un posto sicuro c’era un sacco di marijuana e in apposite gabbiette dozzine di galli da combattimento con i quali organizzare tornei e scommesse. A scoprire i «segreti» della prigione un intervento di oltre 500 tra agenti e militari che hanno perquisito da cima a fondo il complesso.
La notizia dell’operazione ha sorpreso solo in parte. Perché non è un mistero che i boss della droga riescono spesso ad ottenere privilegi incredibili. E quando finiscono dietro le sbarre cercano di organizzare al meglio il loro soggiorno. Così blocchi di celle sono modificate secondo i loro desideri. Vi sono talmente tanti casi che potrebbero scrivere una guida alle prigioni. In quella di Cancun la polizia ha smantellato una «sezione vip», con ambienti ben arredati. Nel carcere di Ciudad Juarez i narcos hanno portato mobili, tv e condizionatori. E in alcune celle hanno anche modificato il bagno. Non contenti hanno sostituito la serratura dei pesanti portoncini e così erano loro ad aprirli o chiuderli. Nel centro di detenzione di Chihuahua i poliziotti venuti dall’esterno hanno trovato un bar, la sala biliardo e alcolici in quantità . Nel verbale redatto si precisa che sono serviti due camion per portare via «gli effetti personali e le scorte» dei criminali.
Insieme ai generi di consumo compaiono spesso le armi. Durante una perquisizione al «Cereso» di Ciudad sono state scovate 12 pistole e 450 proiettili. Poca cosa se confrontate con le mitragliette usate da una banda di detenuti per liquidare i rivali sotto gli occhi delle guardie. Più volte la stampa ha denunciato come le 429 prigioni messicane siano un mondo a parte, dove l’autorità  dello Stato si ferma spesso sulle mura esterne. Che non sono mai abbastanza alte per fermare le evasioni: quasi 500 durante il 2010, con una fuga di massa dal carcere di Nuevo Laredo da dove se ne sono andati in 153. E non mancano situazioni ancora più imbarazzanti. Nel luglio del 2010 l’esercito ha scoperto che ad una squadra di killer detenuti a Gomez Palacio veniva permesso di uscire dalla prigione per compiere i delitti. Conclusa la missione se ne tornavano nelle loro celle. Poche settimane fa la polizia ha liberato due rapiti. E non erano in uno scantinato. I sequestratori, con la complicità  di alcuni secondini, li avevano nascosti in un carcere vicino a Monterrey.
La vanitosa Sandra àvila Beltrà¡n, meglio conosciuta come la Regina del Pacifico e legata ai narcos, è stata invece coinvolta in una strana vicenda. Nel febbraio di un anno fa i quotidiani scrivono che si è sottoposta a ritocchi estetici nell’infermeria della prigione. In seguito si è scoperto che si trattava di una falsa accusa: era stata la direttrice a sottoporsi all’intervento. Ma visto come vanno le cose poteva essere plausibile. Sandra si era lamentata degli insetti che le martoriavano la pelle e chiedeva di avere le sue creme. Voleva un trattamento speciale, identico a quello concesso a tanti padrini. O un penitenziario a cinque stelle.


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