Giro di vite Consob sul trading ad alta frequenza

by Sergio Segio | 4 Novembre 2011 7:06

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MILANO – Il taglio dei tassi Bce rilancia la Borsa e il comparto finanziario, tra cui Unicredit che svetta con un +4,33%, spinta dalle voci sul vicino aumento di capitale fino a 7 miliardi lunedì 14. Intanto la Consob cerca di contenere la pazza volatilità  del listino: ieri ha scritto una lettera alla Borsa italiana, chiedendo di introdurre misure che penalizzino gli high frequency trader, i negoziatori ultraveloci che intasano gli scambi di proposte senza costrutto e hanno un ruolo comprovato nei saliscendi borsistici recenti.
Con un testo scarno, una paginetta, l’autorità  guidata da Giuseppe Vegas ha inteso coprire il lasso di tempo (almeno due anni) che servirà  alla revisione della direttiva Mifid, che affronterà  il problema, ma è in bozza e deve prima essere discussa, votata dall’Europarlamento e recepita dagli stati membri. La futura Mifid chiederà  ai trader veloci di rendere noti i loro algoritmi, fornire garanzie sull’attendibilità  dei software utilizzati, registrarsi come imprese di investimento. Nell’attesa, Consob ha chiesto a Borsa di adottare una misura nazionale – come già  fatto a New York da Nyse e Nasdaq, sui listini europei da Euronext e sugli scandinavi di Omx – basata su un meccanismo semplice: l’introduzione di penali, da pagare a Borsa spa, per gli operatori che superino certe soglie di “ineseguito”. Infatti solo l’1% dell’attività  superveloce diventa un contratto; il resto langue sugli schermi, intasa le piattaforme, alimenta i sempre più frequenti tilt dei circuiti e una pericolosa volatilità . Gli scambi veloci costituiscono, ormai, la metà  dei volumi a Milano; altrove giungono al 70%, da parte di operatori spesso amatoriali che adottano software standard e non si curano dei fondamentali delle aziende.
Tra i titoli più caldi a Milano c’è Unicredit, che a giorni alzerà  il velo sul piano strategico e la terza ricapitalizzazione in tre anni. Mentre Mediobanca e Merrill Lynch – che dovrebbero avere posizioni di vertice nel consorzio garante – hanno fornito dei «no comment» alle voci, il titolo ha guadagnato il doppio dell’indice Stoxx bancario. I dettagli della ricapitalizzazione – che dovrebbe essere in azioni e fino a 7 miliardi, con l’ingresso di un nuovo investitore straniero – trovano conferme in ambienti finanziari. Tuttavia restano certe incognite, e qualche giorno, perché il management scelga di adottarlo, o soprassedere: le condizioni di mercato, il nodo del convertendo Cashes da 3 miliardi (si sta discutendo con Bankitalia per ritenerlo Core tier 1), l’inclusione tra le 29 banche sistemiche cui servirà  un Core tier 1 aggiuntivo tra l’1% e il 2,5%. La lista esce oggi al G20 di Cannes, e si stima che Unicredit ci sarà , ma con un cuscinetto patrimoniale nella parte bassa della gamma. Il cda su conti, piano (e aumento, se ci sarà ) è convocato lunedì 14 e sarà  preceduto da un comitato strategico (forse il 13).
La rivale francese Bnp Paribas ieri ha presentato la propria trimestrale. L’utile netto è calato a 572 milioni (-72%) per lo stralcio del 60% dei bond greci, costato 2,26 miliardi (l’accordo tra creditori privati impone il 50%). Per prevenire le misure dell’Eba, poi, la banca ha ceduto sul mercato – specie in ottobre – molti titoli sovrani, specie italiani: il portafoglio Btp è sceso da 20,8 miliardi di giugno a 12,2 miliardi quattro mesi dopo. Buone nuove per la controllata Bnl, che ha aumentato del 18% l’utile lordo, e gli impieghi a 3,9 miliardi.

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