I Btp a due anni sfiorano il 7% Dal Fmi pronti i fondi anticrisi

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ROMA — Il recupero non riesce, e le Borse archiviano un’altra giornata col segno meno. Il calo è contenuto rispetto al crollo di lunedì, ma Piazza Affari registra per il secondo giorno consecutivo il risultato peggiore in Europa, un ribasso dell’1,54%. Poco lontana Madrid, (-1,45%), da dove a metà  mattinata parte la notizia che condiziona le contrattazioni: il collocamento ad alto prezzo dei titoli a breve che sono assegnati a rendimenti doppi, quasi il 5%, di un mese fa. Poco dopo piombano sulle piazze europee i dati, più negativi del previsto, sulla crescita Usa nel terzo trimestre che spengono del tutto le possibilità  di una ripresa. Sui mercati dei titoli pubblici, le cose non vanno meglio anche se i movimenti sono scarsi e i rendimenti restano sostanzialmente stabili, con una conferma: le tensioni coinvolgono ormai i debiti sovrani dell’intera Europa, con la sola importante eccezione della Germania. Torna però il nervosismo sui Btp italiani, soprattutto su quelli a più breve scadenza, a due e cinque anni, i cui rendimenti salgono rispettivamente al 6,98% e al 6,91% e tornano a superare, e non è un buon segnale, i decennali che chiudono al 6,82%. Ma in serata arriva da Washington una notizia che potrebbe condizionare i mercati nei prossimi giorni, e che potrebbe essere motivo di riflessione, se non di preoccupazione, per il presidente del Consiglio Mario Monti, che ieri ha iniziato i suoi incontri in Europa per convincere i partner che l’Italia è in grado di mettere in atto tutte le misure necessarie a recuperare la fiducia dei mercati. Il Fmi comunica di aver definito un nuovo strumento di finanziamenti di emergenza, a sei mesi, per aiutare le economie a evitare il contagio della crisi del debito europeo. In particolare le nuove linee di credito, pari a 10 volte i contributi versati da ogni governo, sono destinate ai Paesi «con politiche e fondamentali relativamente forti» e sottoposti a «situazioni di stress». L’annuncio non fa riferimenti specifici, anche se sembra adattarsi a Italia e Spagna: in base alle quote pagate, l’Italia potrebbe accedere a prestiti per 45,5 miliardi di euro e la Spagna per 23,3 miliardi. Intanto la Fed ha lanciato nuovi stress test per le banche americane. E i maggiori sei istituti dovranno anche passare il test contro il rischio Europa.
C’è da vedere come reagiranno oggi i mercati che aspettano segnali e proposte concrete dall’Europa. Ieri gli spread sono rimasti alti ma sostanzialmente stabili: il differenziale con i Bund tedeschi dei Bonos spagnoli ha chiuso a 469 punti, dei titoli francesi a 161 punti mentre quello dei Btp decennali a 490. A un passo dalla soglia di allarme del 7%. Anche se «non è corretto» affermare che si tratti di un punto di non ritorno, ha detto ieri parlando a Parigi, il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni. Il quale ha affrontato anche il problema della scarsa liquidità  delle banche: la Bce, ha detto, potrebbe ampliare la scadenza dei collaterali richiesti per garantire i suoi finanziamenti e comunque, «stiamo discutendo la possibilità  di offrire garanzie dello Stato sulle obbligazioni bancarie così come è previsto nel pacchetto di proposte varato in sede Ue».
E sulla crisi ieri è intervenuto anche il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, per il quale è in evidenza «l’insostenibilità  di un mercato totalmente autoreferenziale».


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