Il Perù respinge i semi transgenici

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La nuova legge è dunque pronta per essere promulgata dal presidente Ollanta Humala, passaggio considerato scontato: era stato proprio il presidente, in ottobre, a inviare al parlamento un progetto (con carattere di urgenza) per vietare l’introduzione di organismi geneticamente modificati in Perù. La moratoria sugli organismi transgenici è stata motivata con la necessità  di salvaguardare la diversità  biologica del paese.
Dalla moratoria sono esclusi organismi transgenici destinati a coltivazione sperimentale in spazi confinati (non nei campi), e prodotti farmaceutici o veterinari che li contengano. Esclusi dalla moratoria inoltre i prodotti derivati importati e destinati all’alimentazione umana o animale o a essere lavorati (ad esempio nell’industria alimentare). Anche gli organismi o prodotti contenenti ogm esclusi dalla moratoria dovranno però essere sottoposti all’analisi dei rischi previa a una specifica autorizzazione.
Benché non assoluta, la moratoria sugli ogm è un passo importante. Dieci anni permetteranno di acquisire dati importanti dalla ricerca scientifica senza mettere a repentaglio i cittadini e gli ecosistemi, commentano molti deputati. Il presidente della «Commissione per la difesa dei consumatori», il deputato Jaime Delgado, ha sottolineato che in ogni caso, i prodotti alimentari che contengano transgenici – sono già  in commercio latte di soia o olio di soia ogm – saranno etichettati, in modo che il cittadino sappia cosa sta consumando. Mentre la Convencion Nacional agraria (Conveagro), principale confederazione degli agricoltori, ha applaudito alla nuova legge. dice che così il Perù «difende la sua biodiversità , la campagna, la gastronomia e la salute». Non è la prima volta che il parlamento periviano tenta di varare la moratoria decennale sull’importazione di sementi e organismi transgenici: aveva aprovato un analogo disegno di legge nel giugno scorso. ma allora era presidente Alan Garzia, che ha concluso il suo mandato in luglio e ha deciso di non promulgare la nuova legge lasciando la patata bollente al successore Humala.
La battaglia in corso riguarda invece una miniera. Proprio ieri il dipartimento di Cajamarca, nel nord del paese, è stato bloccato da un’ampia protesta popolare contro un mega progetto di miniera d’oro. Si tratta del progetto Conga e sarà  il più costoso della storia peruviana – la multinazionale Newmont Mining Corporation, che già  controlla circa il 60% dell’estrazione di oro in Perù, prevede di investirci 4,8 miliardi di dollari. L’area prevista per la miniera è imponente e inghiottirà  quattro laghi montani che sono una importante fonte d’acqua per il dipartimento. Ed è per questo che il progetto (ancora ai preliminari, l’estrazione non comincerà  effettivamente ancora per tre anni) ha suscitato già  ampie proteste, da parte di cittadini e dei dirigenti politici locali. Ieri dunque cortei hanno attravbersato la cittadina di Cajamarca, trasporti fermi, e migliaia di persone hanno bloccato la via di accesso alle Minas Conga (dove l’azienda aveva sospeso il lavoro per precauzione). Hanno continuato invece a lavorare le vicine miniere di Yanacocha, appartenenti alla stessa Newmont (di cui è socia azionista la famiglia locale benavides: una sorta di baronìa mineraria nel nord del perù). Il governo centrale ha nominato un mediatore, che ha proposto all’azienda di contribuire a un «fondo di responsabilità  sociale» con cui finanziare progetti locali. Un banco di prova per il presidente Humala, entrato in carica alla fine di luglio scorso promettendo tra l’altro di rivecede i numerosi conflitti sullo sfruttamento di risorse naturali.


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