Il premier è l’uomo Sotto il vestito niente

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Ma senza quelle testimonianze femminili che l’hanno denudato, probabilmente il re sarebbe ancora vestito; e anche se pochi lo dicono a voce alta, la mancanza di credibilità  del nostro presidente del consiglio che oggi fa volare lo spread si deve in larga parte a quel denudamento. Significa che il ridicolo di cui si è coperto l’uomo ha finito col fare velo sulle capacità  delle premier? No: all’esatto contrario, significa che svelando il trucco che reggeva la potenza dell’uomo, quegli scandali hanno svelato anche il trucco che reggeva il potere del premier. Sotto il vestito niente, nell’un caso e nell’altro.
Il trucco era un misto di esibizione, seduzione e millanteria, che ha consentito a Berlusconi di usare la sessualità  come protesi del potere e il potere come protesi della sessualità , finché non s’è capito che sotto c’era un gran traffico di soldi, promesse e ricatti, avvolto in un’estetica di regime prima che in un’etica da verminaio. Si dice che a tanto traffico sul sesso Berlusconi si sia dedicato solo dopo il 2006, a causa della seconda sconfitta infertagli da Prodi o, più probabilmente, per reazione alla morte della madre, l’unica che evidentemente riusciva a dargli misura. Ma tutte le biografie, autorizzate e non, del Cavaliere datano assai più indietro nel tempo la sua “magnifica ossessione”, e la sua sicurezza nell’usarla come arma infallibile di seduzione non tanto delle donne, quanto degli uomini. «Amo le belle donne e gli italiani mi vogliono così», lo slogan da combattimento del premier dopo il D’Addario-gate e il Ruby-gate, esprime alla perfezione questa sua certezza di interpretare un certo esprit del maschio italiano prefemminista anni 50 da lui riadattato al maschio postfemminista anni 80, e di poterne ricavare un consenso imperituro. Basterebbe questo per dire quanto sia stato centrale l’uso del sesso nell’architettura del sistema di governo; ma non si tratta solo di questo. Nell’immagine del bunga-bunga, sigla essa sì imperitura del sultanato berlusconiano, c’è altresì la concezione di una libertà  sciolta dal vincolo della relazione con l’altro e dissolta nel mercato, c’è la servitù volontaria dei cortigiani come cerniera del sistema, c’è l’indifferenza al limite posto dalla legge, c’è la convinzione onnipotente di poter comprare tutto, compresi i corpi, le vite e il piacere degli altri . Quanto all’imperativo dell’eterosessualità  obbligatoria, non è l’ultima fra le cifre di un regime “liberale” che non è riuscito nemmeno a concepire una legge per i Dico.


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ROMA — «Stavolta non abbiamo un piano B» dice Berlusconi. La verità  è che nessuno ha un «piano B», non solo il premier e il centrodestra. Perché in questa fase la caduta del governo — per quanto auspicata dalle opposizioni — spiazzerebbe tutte le forze politiche, presentando il conto a un Parlamento dove al momento non esiste una maggioranza numerica e politica in grado di varare provvedimenti economici draconiani.

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