In fuga il falso pentito Scarantino “Nel mirino di mafia e servizi deviati”

by Sergio Segio | 2 Novembre 2011 7:32

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PALERMO – È uscito dal carcere ed è sparito, con il terrore di essere braccato dalla mafia ma anche da quegli apparati deviati dello Stato che lo avrebbero utilizzato. Vincenzo Scarantino, il falso pentito della strage di via d’Amelio, è tornato libero e ora è un uomo in fuga. Nel convento di religiosi nel Nord Italia che ha dato la sua disponibilità  ad accoglierlo, dopo aver lasciato il carcere di Torino Scarantino è rimasto appena 24 ore. Un giorno e una notte. Quando non lo hanno visto più rientrare, i religiosi hanno avvertito il direttore del carcere di Torino. Ma, dopo la sospensione della pena decretata anche per lui dai giudici della Corte d’appello di Catania, Scarantino è un uomo libero. Senza nessun obbligo ma anche senza nessun posto dove andare e soprattutto con il terrore della vendetta di Cosa nostra, di quelli che ha accusato e che, come lui, si sono fatti 18 anni di carcere ingiustamente. Per questo giovedì scorso quando gli hanno dato notizia della imminente scarcerazione, Scarantino ha detto: «Non voglio uscire, non so dove andare, ho paura, non ho più famiglia e se lascio il carcere mi suicido».
Già  ripudiato da anni dalla sua famiglia, Scarantino sapeva bene di non poter tornare in Sicilia e di non sentirsi sicuro in nessun posto e da ex collaboratore condannato per calunnia non ha certo diritto alla protezione. Per 48 ore è stata fatta veicolare la notizia che Scarantino non sarebbe stato scarcerato e che gli restavano altri due anni da espiare per altre condanne. Ma era solo un espediente. In quei due giorni, le autorità  carcerarie si sono prodigate per cercare un ricovero all’ex pentito, ma nessuno – neanche tra le associazioni antimafia impegnate nel volontariato – ha dato la sua disponibilità , alla fine una confraternita di religiosi ha detto sì. Poi la fuga silenziosa dal convento. Che possa decidere di tornare a Palermo sembra escluso. Scarantino non ha più neanche un avvocato.
«Quello – dice la madre Giuseppina De Lisi, 77 anni – non è mio figlio e non s’azzardi a venire a Palermo». La donna abita ancora in un budello del popolare quartiere della Guadagna. «Qui c’è spazio solo per una persona, e quella persona non è Enzo Scarantino, ma Salvatore Profeta», dicono le donne di vicolo Bonafede. Profeta è il cognato di Scarantino, uno degli accusati della strage Borsellino tornati in libertà  nei giorni scorsi. «La madre di Scarantino l’aveva detto sin dall’inizio che quella di Enzo era tutta una montatura, ma nessuno l’ha ascoltata», ripete Monica, la nuora di Profeta. «Abbiamo sofferto troppo, niente potrà  restituirci 18 anni di ingiustizie, neanche un risarcimento».

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