by Sergio Segio | 11 Novembre 2011 8:14
BRUXELLES – Senza ulteriori manovre aggiuntive, che Bruxelles chiede con insistenza, l’Italia entrerà in stagnazione nel 2012 e non raggiungerà il pareggio di bilancio nel 2013, contrariamente a quanto promesso dal governo Berlusconi. E’ questa l’accusa che arriva dalle previsioni economiche d’autunno presentate ieri dalla Commissione Ue. Previsioni che dipingono un quadro a tinte fosche per l’anno prossimo, con un netto calo della crescita in tutta Europa e l’Italia sull’orlo della stagnazione economica.
«La crescita si è fermata in Europa e potremmo conoscere una nuova fase di recessione. L’indebolimento dell’economia reale, la fragilità delle finanze pubbliche e la vulnerabilità del settore finanziario stanno interagendo creando un circolo vizioso. Fiducia e crescita torneranno solo quando questa interazione negativa sarà interrotta», spiega il rapporto della Commissione riferito all’insieme dell’economia europea. L’economia dell’eurozona crescerà dell’1,5 nel 2011 ma solo dello 0,5 nel 2012 e occorrerà aspettare il 2013 per vedere una crescita dell’1,3 per cento, ma solo a condizione che la crisi dei debiti sovrani sia superata e che i mercati finanziari si stabilizzino consentendo alle banche di riaprire le valvole del credito. In questo quadro, l’Italia sta anche peggio, con una crescita dello 0,5 quest’anno, solo dello 0,1 per cento l’anno prossimo e dello 0,7 nel 2013.
Per quanto riguarda i conti pubblici italiani, Bruxelles prevede un deficit del 4 per cento nel 2011, del 2,3 per cento nel 2012 e dell’1,2 per cento nel 2013. Il debito resterà al 120,5 per cento quest’anno e il prossimo e solo nel 2013 dovrebbe scendere al 118,7 per cento.
«L’obiettivo più essenziale per l’Italia è ripristinare la stabilità politica e la capacità di prendere decisioni e, in parallelo, di intraprendere un’azione ferma e determinata per raggiungere gli obiettivi fiscali e rilanciare la crescita. Vorrei augurare a chi ci sta lavorando di avere successo. Perché è importante per il bene dell’Italia, degli italiani e dell’intera Europa», ha dichiarato il commissario agli Affari economici Olli Rehn con un chiaro riferimento alla inazione del governo Berlusconi, all’attuale fase di paralisi politica e alla possibilità di un governo presieduto da Mario Monti, «un amico e una persona molto competente».
Rehn ha anche ripetuto le critiche al pacchetto di misure contenuto nella lettera di Berlusconi: in essa, ha detto, non c’è nulla sulla ridistribuzione della pressione fiscale dal lavoro ai consumi e alla proprietà immobiliare. Insufficienti anche le riforme proposte in materia di pensioni e di liberalizzazione delle concorrenza.
Sul caso italiano, che ormai fa tremare i mercati di tutto il mondo si sono espressi ieri sia la cancelliera Merkel sia il premier britannico Cameron. «Ho l’impressione che l’Italia sia sulla strada giusta, ma i tempi sono cruciali – ha detto la Merkel a Berlino insistendo anche lei sulla necessità di risolvere la crisi in tempi rapidi – E’ molto importante, e penso che stia accadendo, che l’Italia riconquisti la sua credibilità . Questo significa attuare il piano di stabilità molto velocemente, come è in programma, e risolvere la questione della leadership politica in tempi rapidi».
Più duro il giudizio di Cameron. «L’Italia rappresenta un pericolo chiaro e immediato per la zona euro e il momento della verità si avvicina. Se i dirigenti dei paesi della zona euro vogliono salvare la loro moneta devono agire immediatamente. Quello che sta succedendo in Italia costituisce un avvertimento per ogni paese e ogni governo che non abbia un piano credibile per ridurre il debito».
La preoccupazione per quanto sta accadendo in Italia è traspirata anche da una telefonata ieri tra il presidente americano Obama e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che conferma come il Colle sia ormai l’interlocutore privilegiato della politica internazionale. Secondo il comunicato del Quirinale «il presidente Obama ha voluto essere ragguagliato sugli sviluppi e le prospettive della situazione politica in Italia in relazione alle grandi tensioni tuttora in atto sui mercati finanziari».
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