La task force dell’Economia, Tabellini e Grilli «vice» La regia a Palazzo Chigi

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ROMA — Cambia la squadra, ma soprattutto cambia il baricentro. Con la scelta di Mario Monti di prendere anche la guida del ministero del Tesoro e delle Finanze, il coordinamento della politica economica passa da via XX settembre, dove finora è stato riserva esclusiva di Giulio Tremonti, a Palazzo Chigi. Al ministero dell’Economia ci saranno due viceministri, e si fanno già  i nomi di Vittorio Grilli e di Guido Tabellini. Al ministero dello Sviluppo arriva un superministro come Corrado Passera, che avrà  anche le Infrastrutture, ma il cuore dell’attività  tornerà  a essere la presidenza del Consiglio.
È lì che Monti avrà  i suoi uffici e la squadra dei suoi collaboratori principali. Da Antonio Catricalà , che sarà  sottosegretario alla presidenza e che viene dalla guida dell’Antitrust, a Enzo Moavero Milanesi, incaricato dei rapporti con l’Unione Europea, che saranno cruciali nei prossimi mesi, a Piero Giarda, che dovrà  seguire in Parlamento l’iter di tutti i provvedimenti del governo, a Fabrizio Barca, chiamato a gestire il delicatissimo fronte della coesione territoriale con l’attuazione del federalismo fiscale lasciata in mezzo al guado dal precedente governo.
Se la presidenza del Consiglio sarà  la nuova capitale dell’economia, al ministero arriveranno almeno due viceministri pienamente operativi, uno per l’area del Tesoro, e sarà  quasi certamente Vittorio Grilli, l’altro a guidare l’amministrazione delle Finanze, e dovrebbe essere Guido Tabellini. Con la testa a Palazzo Chigi e due tecnici pesanti nelle funzioni chiave, il superministero che fu di Tremonti è destinato, naturalmente, a ridimensionarsi.
Grilli, attuale direttore generale del Tesoro, l’uomo che Tremonti voleva a tutti i costi al vertice della Banca d’Italia, sarà  dunque promosso. Monti ne ha da sempre una grande stima personale e le sue qualità  sono riconosciute a livello internazionale. Non a caso è stato designato alla guida operativa del nuovo fondo europeo salva Stati, il che ne fa una figura quasi irrinunciabile per il nuovo esecutivo.
Tabellini è un economista, rettore della Bocconi. Dovrebbe essere, insieme a Corrado Passera, lo stratega della crescita economica, ma se arriverà  potrebbe avere anche la delega sul fisco. In ogni caso è sua l’ultima proposta di una tassa patrimoniale, lanciata poche settimane fa: un’imposta del 5 per mille sul valore dei patrimoni eccedente il milione di euro.
Insieme ai viceministri, al ministero dell’Economia probabilmente arriveranno anche un paio di sottosegretari, e anche questi sarebbero tutti dei tecnici. Molto probabile, in questa prima fase, che a via XX settembre restino al loro posto anche gli attuali direttori dei dipartimenti, come Fabrizia Lapecorella, alle Finanze, e Giuseppina Baffi, all’amministrazione generale e al personale, così come i direttori centrali più importanti, a cominciare dalla responsabile delle emissioni del debito pubblico, Maria Cannata.
Il titolare dell’Economia a tutti gli effetti sarà  in ogni caso il presidente del Consiglio, che ne mantiene l’interim, e che è già  atteso a Bruxelles per le riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin del prossimo 29 novembre. E anche nelle questioni economiche un ruolo chiave sarà  quello affidato a Enzo Moavero, la vera eminenza grigia del nuovo esecutivo.
È l’unica persona che Monti ha voluto accanto a sé in questi giorni difficilissimi per la messa a punto della squadra di governo, ed è da lui che transiteranno tutti i dossier più importanti, che guarda caso incrociano tutti la strada di Bruxelles. Subito l’accordo per la riprogrammazione dei fondi comunitari, con la riduzione della quota di cofinanziamento nazionale, poi soprattutto gli sviluppi del piano per la crescita e la stabilizzazione dell’economia ed il suo monitoraggio.
Dalla Ue passeranno tutte le questioni più delicate, urgenti e scottanti, e nessuno meglio di Moavero, fino a ieri l’eurocrate italiano più importante e più apprezzato a Bruxelles, conosce le sue istituzioni e i suoi meccanismi. Così come nessuno forse conosce il bilancio pubblico italiano meglio di Piero Giarda, che sarà  incaricato dei rapporti con il Parlamento. Da sottosegretario all’Economia , tra il ’95 e il 2001, ha seguito tra Camera e Senato tutti i provvedimenti e le leggi finanziarie che hanno portato l’Italia nell’euro. Nei dieci anni precedenti aveva guidato al ministero del Tesoro la Commissione tecnica per la Spesa pubblica. Ed è lui che Giulio Tremonti, un anno e mezzo fa, aveva incaricato di guidare uno dei quattro gruppi di lavoro propedeutici alla riforma fiscale.


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