by Sergio Segio | 30 Novembre 2011 8:11
MILANO. Due fatti nuovi dovrebbero cambiare le carte in tavola. Forse. Amnesty International, che da almeno dieci anni punta il dito contro il governo italiano per gli sgomberi forzati dei rom e per le politiche razziste, ha presentato un impietoso dossier intitolato «Tolleranza zero verso i rom». Si tratta della storia mai abbastanza raccontata delle violazioni dei diritti umani pianificate in Italia dal centrodestra a colpi di «pacchetti sicurezza» (e digerite dal centrosinistra senza fare drammi). Ma la storia a volte riserva brusche accelerazioni e così oggi Amnesty International – dopo aver lavorato sulle malefatte di Maroni e & Co. – si trova davanti due nuovi interlocutori: da una parte il governo Monti e dall’altra la giunta milanese di Pisapia, e non è un caso se il rapporto approfondisce la situazione dei rom a Milano, la città che è stata laboratorio di ogni nefandezza securitaria. I toni del dossier sono concilianti, ma non si fanno sconti a nessuno.
Siccome il Consiglio di Stato ha appena dichiarato illegittimo il decreto del maggio 2008 che aveva dato il via all’emergenza rom (in spregio dei più elementari diritti umani), Amnesty International per cominciare chiede che il governo cambi rotta, «deve fornire rimedi a tutte le persone colpite dagli sgomberi forzati e da altre violazioni dei diritti umani». Ma per ora il governo non ha ancora annunciato cosa intende fare dopo la sentenza.
Non si finirà mai di gridare allo scandalo rileggendo la cronaca dei 500 sgomberi ordinati dall’ex vicesindaco De Corato dal 2007 al 2011 con il volonteroso supporto dei vigili, però il vento qui a Milano dovrebbe essere cambiato. E con la giunta Pisapia come va? Non a meraviglia, stando alle educate ma ferme considerazioni di Amnesty International che non apprezza gli sgomberi previsti – e quelli già portati a termine – dei campi rom nei pressi delle aree destinate all’Expo. «Gli sgomberi anche se meno numerosi e pubblicizzati – spiega Valentina Vitali – continuano anche con la nuova amministrazione e sempre in modo non conforme agli standard internazionali dei diritti umani, senza garanzie, senza informazioni preventive, senza soluzioni abitative adeguate a lungo termine». E dunque, «Pisapia deve ancora dimostrare che il vento è cambiato davvero per le donne, i bambini e gli uomini rom di Milano». Inoltre, sembra che Amnesty non abbia gradito il silenzio della giunta che in agosto aveva ricevuto una lettera in cui si chiedeva conto della situazione. Piuttosto piccata la replica di due assessori, Majorino (politiche sociali) e Granelli (sicurezza sociale). «Agli amici di Amnesty – scrivono – rispondiamo che questa amministrazione non trova dignitoso che uomini, donne e bambini vivano per strada, in luoghi non adatti ad ospitarli… inoltre i campi si trovano in aree pericolose… e purtroppo spesso nei campi proliferano anche diverse attività illegali». Ovviamente nessuno, tanto meno Amnesty, sostiene che nei campi la vita sia dignitosa, il punto è la mancanza di soluzioni abitative alternative. Del resto gli esiti degli sgomberi, quand’anche fossero eseguiti con i guanti di velluto, sono sotto gli occhi di chiunque abbia voglia di guardare. I rom sgomberati dal cavalcavia Bacula, per esempio, si sono trasferiti nell’altro lato della strada, con i bambini che si scaldano le mani sui bidoni riempiti di brace. Sicuramente, a Milano, ci sarà tempo anche per fare la pace con gli amici di Amnesty.
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