«Ponti e caselli a rischio crollo Fermate chi li ha costruiti»

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MILANO — Il testimone ha un cappello con visiera e gli occhiali scuri, ma non c’è sole. «Stanno litigando su chi mi deve uccidere, chi deve fare bella figura…». Vaga per la provincia del Nord Italia, qualche notte l’ha passata in auto nel parcheggio di una caserma. Ci hanno già  provato, sostiene, in una finta rapina l’hanno ferito a una gamba. Gliel’hanno pure detto: «Si può morire con un incidente… Ho paura che mi facciano sparire». Allora ha fretta di raccontare.
Una storia di appalti opachi e costruzioni malferme che, se fosse confermata, fermerebbe il traffico sulle autostrade di mezza Italia. Secondo il testimone, pensiline e cavalcavia, da Ceprano a Ferentino, da Valdarno a Capannori «rischiano di crollare». Si comincia con una passerella ciclopedonale in costruzione a Cinisello Balsamo, sulla ex Statale 36, da Milano a Monza. Il testimone, G. C., quasi quarant’anni, ex carabiniere, è stato addetto alla sicurezza del cantiere, assegnato in subappalto a una ditta di Castellammare di Stabia, la Carpenfer, specializzata in carpenteria metallica. «La collaborazione inizia tre anni fa», racconta. L’incontro durante il congresso di un partito del centrodestra, ci sono politici, esponenti delle forze dell’ordine, imprenditori. Qualcuno lo presenta, G. C. viene assunto.
Al principio è un factotum, con visuale privilegiata su parecchi episodi. Buste di soldi, regali costosi, Rolex, Mercedes, ville. Una familiarità  sospetta che introduce i veri proprietari della società  (protetti da prestanome) nelle stanze giuste di Roma, gli uffici che servono a ottenere appalti. «La ditta non partecipava alle gare — sostiene —, non aveva i requisiti». Il bando lo scriveva un ingegnere compiacente, vinceva una ditta pulita, veniva «dissuasa». «Gli dicevano: “Se sbagli, va tutto in anomalia e non lavorerai più con appalti pubblici”. La ditta pulita allora chiedeva: “Ditemi a chi devo far fare i lavori”». Risposta: «Le presento un amico».
G. C. ha raccolto e conservato: matrici di assegni, certificazioni ritoccate, fatture gonfiate fino a tre volte. Nella sua versione c’è anche l’ombra della camorra. Ma il punto non è questo. Il motivo che l’ha spinto a parlare è che «i lavori sono stati fatti male». «Usano saldatori non certificati — denuncia —, il filo è scadente, il ferro non è radiografato». La sera in pizzeria, raccoglie le confidenze degli operai di Cinisello. «O’ mastro m’ha fatto saldare il tondino di ferro nel triangolo dove passa il pennone. Il capo diceva: “Fate presto”».
E allora le saldature sono «soffiate», vuote, i tiranti non agganciano dove dovrebbero, la forma della struttura è «a conca», sbagliata. L’operaio ha scattato delle foto, G. C. le copia con il cellulare. Un precedente c’è: a dicembre 2008 il casello di Cherasco, Cuneo, sotto il peso della neve è crollato. «Per miracolo non c’è scappato il morto: non volevo più lavorare per loro». Qualunque sia il motivo che l’ha spinto, G. C. si presenta alla Direzione investigativa antimafia e mette nero su bianco. La Dia di Milano lo ritiene attendibile e invia il verbale alla procura di Monza. Si apre un’inchiesta, il perito conferma le anomalie sulla saldatura incriminata.
La passerella viene sequestrata, l’impresa che aveva dato il subappalto fa i lavori per la messa in sicurezza sotto gli occhi degli inquirenti. Dissequestro, il cantiere riapre. «Non crollerà , ma ci sono anomalie», sostiene il perito. L’indagine non è chiusa (anche se ferma). Il testimone parla ancora, con l’assistenza dell’associazione Libera. Sostiene che «ci sono altri punti da verificare, altri cantieri dove hanno lavorato le stesse imprese». Vorrebbe essere ascoltato pure dal magistrato di Alba per il crollo di Cherasco. Manda una raccomandata alla Procura perché è «a conoscenza di altre anomalie strutturali in altre pensiline autostradali e cavalcavia — scrive — quali Valdarno, Ceprano, Ferentino, Capannori». Via email aggiunge: «Il casello di Santa Maria Capua Vetere, ponti tratto da San Giorgio a Cremano a Torre Annunziata, tutte le barriere fonoassorbenti della tangenziale di Napoli: i montanti non sono fissati bene, alcuni perni non ci sono proprio».
Solo suggestioni di un ex carabiniere, o materiale sufficiente per un’inchiesta su un sistema di appalti che non solo sembra corrotto, ma soprattutto pericoloso?


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