Napolitano e il nodo immigrati «Cittadino chi nasce in Italia»

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ROMA — «Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Negarla è un’autentica follia, un’assurdità . I bambini hanno questa aspirazione». Il capo dello Stato Giorgio Napolitano lancia il sasso nello stagno durante un incontro al Quirinale con la Federazione delle Chiese Evangeliche. Lo stagno è il Parlamento, nel quale i progetti di legge di diverse parti politiche si sono impantanati finora. La proposta trova il plauso di tutto il centrosinistra compatto e del Terzo polo, mentre il Pdl (salvo eccezioni) si smarca, alludendo addirittura a «rischi per il governo» nel caso si affrontasse il tema. Durissima la Lega, che si prepara alle «barricate».
Contro «la follia» dello «ius sanguinis» — il diritto di sangue, in base al quale solo il figlio nato da padre o madre italiana è italiano — giacciono in Parlamento diverse proposte di legge: da quella del duo Andrea Sarubbi (Pd)-Fabio Granata (Fli) a quella di Ignazio Marino (Pd). Ma non mancano proposte analoghe (con qualche limite in più) da parte del Pdl, come quella di Souad Sbai. Tutte proposte rimaste ferme e che ora il capo dello Stato invita a riprendere: «Credo si possano creare le condizioni per una maggiore obiettività  e costruttività  del confronto fra gli schieramenti politici, naturalmente conservando ciascuno la propria identità ».
La pensa così anche il Partito democratico. Già  Pier Luigi Bersani, nel discorso conclusivo sulla fiducia al governo Monti, aveva richiamato il problema degli immigrati di seconda generazione con toni accorati parlando di «vergogna». E ora i capigruppo Dario Franceschini e Anna Finocchiaro chiedono che si «legiferi con urgenza», «entro la fine dell’anno». Anche Pier Ferdinando Casini aderisce all’invito: «Condivido pienamente l’appello di Napolitano». Gianfranco Fini ricorda quando sollevò il tema: «Mi bollarono come “compagno”. Ma è ora di dire basta con la demagogia». Fini dice sì allo ius soli, «ma temperato»: «È giusto dire che è cittadino italiano chi nasce in Italia, parla la lingua e ha concluso un ciclo di studi». Tesi non dissimile da quella proposta da Mara Carfagna che riprende il progetto di legge di Souad Sbai: «Un bambino o una bambina che nasce in Italia deve vedersi riconosciuto il diritto di diventare cittadino italiano. Piuttosto che introdurre lo “ius soli” si preveda la concessione della cittadinanza al termine di un ciclo scolastico».
Ma sono aperture che non trovano d’accordo i maggiorenti del Pdl. Come Ignazio La Russa: «Se c’è qualcuno che fa finta di sostenere appassionatamente Monti ma in realtà  vuole già  creare le condizioni perché cada subito, ha trovato la strada giusta: proporre che questo governo affronti il tema della legge sulla cittadinanza. Così si va dritti alle urne». D’accordo Maurizio Gasparri: «Non si possono affrontare le leggi sulla cittadinanza a spallate e con semplificazioni che rischiano di complicare la vicenda». Per Fabrizio Cicchitto, «la priorità  riguarda i temi economici, il tema ostacolerebbe la vita del governo». Voce fuori dal coro, come spesso capita, quella di Beppe Pisanu: «Sono assolutamente d’accordo con il capo dello Stato. È un tema che avremmo dovuto risolvere da tempo: ora serve una legge e serve in fretta».
Contro il capo dello Stato, invece, si schiera apertamente la Lega. Roberto Calderoli spiega che la Lega «è pronta a fare le barricate in Parlamento e nelle piazze. Non vorrei che questo fosse il cavallo di Troia per arrivare a dare il voto agli immigrati». Per Roberto Castelli, le parole del Presidente della Repubblica sono «al limite della costituzionalità ». Più moderato Roberto Maroni: «Nessuna critica al capo dello Stato, anche se non concordo con queste proposte sulla cittadinanza».


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