Parte la nuova Pomigliano Fiom accusa: noi discriminati

Loading

TORINO – Nasce un nuovo caso Pomigliano. L’accusa dei vertici della Fiom è pesantissima: «La Fiat chiede ai nostri iscritti di abbandonare la tessera per poter entrare prima a lavorare sulle linee della Panda». Si sarebbe tornati, in sostanza, alle discriminazioni antisindacali, come all’epoca dei reparti confino per gli iscritti alla Cgil, le Officine Stella Rossa della vecchia Fiat degli anni ’50. La replica del Lingotto è secca e inequivoca: «Non ci siamo mai permessi di discriminare i dipendenti sulla base della loro iscrizione al sindacato. I fatti riferiti non ci risultano».
Nello stabilimento campano sono i giorni decisivi per il trasferimento del primo gruppo di cassintegrati nella nuova fabbrica che produrrà  la Panda. All’inizio di dicembre saranno 675 le tute blu che lavoreranno sulle linee dello stabilimento e passeranno dalla vecchia Fiat Group (dove si sopravvive da anni in cassa integrazione) alla nuova Fabbrica Italia Pomigliano (Fip). Oggi sono già  avvenuti 200 passaggi: «Nessuno di loro – fa osservare Andrea Amendola, segretario della Fiom di Napoli – è iscritto alla nostra organizzazione. Può anche essere un caso, perché finora sono stati assunti in gran parte capi, ma i segnali che abbiamo sono preoccupanti. E gli episodi che ci raccontano i lavoratori sono gravissimi».
All’attivo degli iscritti che si è svolto ieri mattina nella sede Fiom di Pomigliano, Francesco racconta una storia che ha dell’incredibile: «Sono sposato, ho una figlia e da tre anni sono in cassa integrazione, lavoravo sulla linea della 147. A metà  settembre è arrivata a casa una lettera. La Fiat mi invitava, con la famiglia, a visitare il nuovo stabilimento della Panda. In fabbrica sono stati gentilissimi. Il responsabile dello stabilimento ci ha guidato nel giro dei reparti e poi, alla fine, ci ha radunato in un grande salone. Saremmo stati una cinquantina. Ha chiesto se qualcuno voleva fare domande e io ho domandato come pensavano di selezionare il personale che sarebbe andato a lavorare subito sulla Panda. Lui mi ha guardato e di fronte a tutti ha risposto: “Certo, essere iscritti alla Fiom non aiuta”». Ogni mese chi va a lavorare nella nuova fabbrica guadagna circa 350 euro in più di chi rimane in cassa nella vecchia Pomigliano.
Il racconto di Francesco non è isolato se all’inizio di ottobre la Fiom di Napoli ha stampato e distribuito davanti ai cancelli un volantino con il testo dell’articolo 15 dello Statuto dei lavoratori: «E’ nullo qualsiasi patto o atto diretto a subordinare l’occupazione di un lavoratore alla condizione che aderisca o non aderisca a un’associazione sindacale ovvero cessi di farne parte». «Sono diverse le segnalazioni che giungono ai nostri uffici», racconta il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. Che aggiunge: «Questi episodi rappresentano altrettante violazioni dei diritti degli individui garantiti dalla nostra Costituzione». Alla Fiom di Pomigliano attribuiscono «alle pressioni dell’azienda» il calo degli iscritti: in un anno e mezzo le tessere sono passate da 600 a 400, un terzo in meno. Racconta Francesco: «Io ho deciso di non cedere e mantengo la tessera. Ma in famiglia la discussione si è aperta. Non con mia moglie, ma ad esempio con mio padre. Che mi dice: pensa a tuo figlio e straccia quella tessera». Landini, non è che con questa polemica volete giustificare un clamoroso calo degli iscritti? «L’esito del voto sulla piattaforma per il contratto nazionale, quello che la Fiat non vuole, dimostra il contrario. In questi giorni abbiamo raccolto negli stabilimenti Fiat moltissimi consensi».


Related Articles

La questione Montepaschi

Loading

non è facile trovare investitori disposti a dare altri cinque miliardi a una banca che dal 2014 ha già bruciato otto miliardi di capitali freschi e ora vale appena 900 milioni

Il Fondo avverte l’Italia: niente pareggio nel 2013

Loading

«Poca crescita, recessione anche l’anno prossimo» Ma Piazza Affari mette a segno un rialzo del 3,68%

Soros: “Ma in Italia la tregua non durerà  gli euroscettici hanno troppo potere”

Loading

Il finanziere racconta come gli riuscì l’attacco speculativo alla lira nel ’92: “Mi basai sulle dichiarazioni della Bundesbank che non sarebbe intervenuta”

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment