“Da Latorre a Giorgetti ecco i parenti dei politici assunti da Finmeccanica”

by Sergio Segio | 30 Novembre 2011 7:41

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NAPOLI – La spavalderia ha già  lasciato il posto a una modesta ammissione. Lorenzo Borgogni, l’ex vertice delle Relazioni esterne del colosso Finmeccanica, il depositario di molti segreti e forse tangenti, l’uomo che ha rischiato di finire in carcere su richiesta della Procura di Roma, premette: «Finmeccanica si è indebolita di fronte alle pressioni della politica». E risponde come può – «sono tenuto al segreto di indagine», dice – e forse anche come vuole.
Dottor Borgogni, lei è un manager di Stato che ha dirottato su un conto estero 7 milioni di euro. Da dove salta fuori questo denaro?
«Non erano tangenti, non è denaro di provenienza illecita. Tra l’altro voglio precisare che, appena convocato dai pm di Roma, l’11 gennaio 2011, fui io a mostrare questa documentazione. Quei soldi sono frutto di mie consulenze, io avevo consentito ad aziende di rinascere e di fare business, si tratta di rapporti tra privati e non c’è nulla che abbia a che vedere con un’ipotesi di corruzione».
Il pm parla di “creste”. Grave per un manager di Stato.
«Non lo erano. Comunque, tornassi indietro non lo rifarei».
In un’intercettazione del maggio 2010 lei, brutalmente, ipotizza di fare dossieraggio contro l’allora ministro Tremonti.
«Non è assolutamente così. Ero arrabbiato, sì. C’era una impossibilità  e una difficoltà  notevole di rapporti con l’ex ministro Tremonti, che aveva bloccato la nomina di Guarguaglini a vicepresidente di Confindustria. Eravamo noi a sentirci traditi. E ci sentivamo accerchiati da questi presunti scoop. Ad esempio sulle notizie che uscivano sulla Digint. Poi noi non ci eravamo inventati proprio nulla. Io riferivo al telefono di cose che diceva tutta Roma».
Lei è al suo quarto interrogatorio, come teste, con i pm di Napoli Piscitelli, Curcio e Woodcock sul caso Finmeccanica; ma sono dodici le sue audizioni se si contano anche quelle rese per le indagini su P4 e sull’ex consigliere di Tremonti, Milanese. Intanto a Roma la sta sentendo anche il pm Ielo. Lei è un superteste o sta giocando una partita?
«Nessun gioco. Racconto fatti verificabili. Ho sempre detto che il nostro cda era espressione della politica, che nelle 18 società  di primo livello di Finmeccanica, il cui azionista era il ministero del Tesoro, c’era questa interlocuzione e pressione. Mi arrivavano i curriculum, li mandavo all’ufficio del personale delle aziende. Se erano profili di ingegneri li esaminavo, se era altro dicevo “andiamoci piano”. Ma avevamo le nostre regole. Su 7 membri di Cda, la politica ne poteva segnalare 2, mai il presidente. E comunque in 10 anni avrò passato qualche centinaio di curriculum: è tanto se il dieci per cento sono andati in porto».
Che cosa è stata la Finmeccanica di Guarguaglini? Un pozzo nero di tangenti?
«Guarguaglini è stato uno dei più grandi manager italiani e ha portato al successo la Finmeccanica, ha vuto la grande intuizione di trasformare la holding finanziaria in holding industriale. E tra l’altro finché c’è stato lui come amministratore ha cercato di limitare le ingerenze della politica».
Lorenzo Cola “consulente globale” della holding dice di averle portato tangenti. Una volta, le ha consegnato una busta con 350 mila euro che lei ha girato a Bonferroni, consigliere di amministrazione della holding e riferimento dell’Udc.
«Non andò così, mi creda. Ne ho parlato ai pm, sanno tutto. Ma non posso dire di più. Cola, in generale, è stato diabolico».
Altri fatti. à‰ vero che i parenti dei potenti in Finmeccanica bussavano da destra e da sinistra? Le risulta che un figlio del senatore Pd Latorre è stato assunto in Agusta Westland?
«Sì, è così, credo ne avesse anche i titoli».
Le risulta che sia stato assunto anche il fratello del deputato della Lega, Giorgetti?
«Sì, anche questo è un nome che è tra le persone assunte».
Stessa sorte per una figlia di Massimo Ponzellini.
«È così, in questo caso me ne ha parlato proprio Ponzellini».
Cosa sa del trasferimento delle attività  Agusta Westland presso Malpensa con un fitto di capannoni per 5 milioni? È un favore al capogruppo della Lega alla Camera, Reguzzoni?
«Non posso andare oltre. È un argomento oggetto di domande e approfondimenti dei pm».
Che intorno a Finmeccanica girassero figuri come Lavitola e Tarantini non era forse un segno di decadenza, di resa al sottobosco politico?
«Su Tarantini, mi pare che proprio Guarguaglini abbia fatto di tutto per evitare rapporti. Su Lavitola, beh, eravamo già  nella fase di debolezza».
Chi porta Lorenzo Cola in Finmeccanica?
«Cola entra in Finmeccanica attraverso il ruolo di sottosegretario di Luca Danese, ai tempi dell’ingresso dell’Udeur nel governo D’Alema, credo 1999».
Danese, il nipote del senatore Andreotti, già  sottosegretario nel governo D’Alema in quota Mastella? Le risulta che Danese oggi è in affari con Alessandro Toci, primo collaboratore dell’ad di Finmeccanica, Orsi?
«Mi risultano dei rapporti, non saprei se di affari o di amicizia».

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