“Se riesci a inguaiare Woodcock ti aspetta un posto al Copasir”

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POTENZA – «Per le vostre stronzate io debbo passare i guai». «Tranquillo Dino, te la risolvo io, che adesso me ne vado al Copasir e te ne vieni pure tu!». Un posto ai servizi segreti era la merce di scambio che la “macchina del fango” di Potenza offriva agli agenti infedeli che si prestavano a fabbricare prove false contro il pm Henry John Woodcock. Lo dimostra una delle conversazioni agli atti dell’inchiesta “Toghe lucane bis”, l’indagine condotta dalla procura di Catanzaro contro i magistrati di Potenza e gli agenti infedeli accusati di aver messo su un’associazione segreta per calunniare e delegittimare il lavoro del pm oggi in servizio alla procura di Napoli.
A raccontare ai magistrati calabresi chi erano i “registi” della “macchina del fango” è un poliziotto, l’ispettore Leonardo Campagna. I pm di Catanzaro lo stanno ascoltando dopo avere scoperto che era lui il “postino” che aveva inviato a varie procure e giornali esposti anonimi con pesantissime accuse a Woodcock. Accuse false, secondo le quali, il pm avrebbe violato il segreto istruttorio passando informazioni riservate alla conduttrice di “Chi l’ha visto?” Federica Sciarelli. Incastrato da filmati ed intercettazioni telefoniche, Campagna crolla: i registi dell’operazione, ammette, «erano due magistrati di Potenza, Tufano e Bonomi», il primo ex procuratore generale di Potenza il secondo attuale sostituto procuratore generale nella stessa città .
L’interrogatorio è di due anni fa circa. In un primo momento quei due nomi eccellenti furono “omissati” ma ora, dopo aver acquisito altri riscontri, i pm di Catanzaro hanno indagato sia Tufano sia Bonomi insieme con i procuratori Modestino Roca e Claudia De Luca. Bonomi verrà  ascoltato domani mentre il resto dei colleghi saranno ascoltati in settimana dai magistrati di Catanzaro che a dicembre scorso arrestarono l’uomo che sarebbe stato alla guida, telecomandato dai pm, della macchina del fango: si tratta di Nicola Cervone, ex agente del Sisde che attualmente lavora presso la Cancelleria del Tribunale di Melfi. Fu Cervone a consegnare all’ispettore Campagna le cinque lettere anonime che furono spedite da un ufficio postale di Foggia a vari indirizzi dando il via alla tentata delegittimazione di Woodcock e degli altri suoi colleghi che avevano avviato una serie di indagini su potentati politici ed affaristici della Basilicata. Gli stessi che hanno provato, in parte riuscendoci, a delegittimare anche l’allora pm di Catanzaro Luigi De Magistris, adesso sindaco di Napoli, che indagava sui magistrati di Potenza.
A incastrare la cricca ci sarebbero una serie di intercettazioni telefoniche. Per esempio quando Campagna chiama allarmato Cervone sapendo di essere stato scoperto: «Come voi mi avete messo, mi avete messo dentro una merda che non finisce mai, ora mi fate uscire (…) Mi devi fare parlare con quel cazzo di magistrato, mi hai detto che il problema me l’avrebbero risolto con quelli lì, che mi avrebbero archiviato. E io invece sono stato chiamato dal Questore e trattato come un delinquente di merda» urla Campagna a Cervone che prova a blandirlo promettendogli un posto ai servizi. Campagna sa che la regia dell’operazione è di Bonomi. «Il procuratore generale, che cazzo ha fatto?». «Dino, a me hanno detto che archiviano… Dino, là  c’era De Magistris ma ora è tutto archiviato… C’era tutto un giro di magistrati che s’erano accordati fra loro per poter fare diversi casini… Era tutto un bordello che avevano fatto tra loro, non è che c’era un accanimento e che quello (Woodcock) sembrava il paladino senza macchia e senza paura e non era così (…) Ora il procuratore generale aveva queste carte in mano ma per poter intervenire serviva l’input…».


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