Sì di Assad al piano in quattro punti della Lega araba
Un piano in 4 punti, approvato nella riunione a porte chiuse di ieri pomeriggio al Cairo. L’ha confermato la Lega araba in un comunicato diffuso alla fine dell’incontro dei 22 ministri degli esteri dell’organismo in cui si legge che il governo siriano accetta 1) di mettere fine a tutti gli atti di violenza e agli aspetti militari, 2) di liberare tutti i detenuti della rivolta, finiti in carcere dalla metà di marzo, 3) di ritirare dai centri abitati i carri armati e le forze di sicurezza, 4) di aprire il paese agli osservatori della Lega araba e ai media internazionali. Nelle prossime due settimane, dopo la verifica sul terreno dei progressi negli impegni assunti dal governo siriano, la Lega avvierà contatti col regime di Damasco e con l’opposizione per preparare un «congresso di dialogo nazionale» (che Assad vuole si tenga a Damasco e l’opposizione fuori dal paese, forse a Doha, visto il più che sospetto protagonismo del Qatar).
Ieri sera la tv statale siriana ha affermato che Assad emetterà «nelle prossime ore» un decreto per formare la «commissione per il dialogo».
Ma l’opposizione non sembra credere agli impegni presi dal governo: «il regime è stato costretto ad accettare» il piano della Lega araba, ha detto ad al Jazeera Bassam Jarrah, portavoce del Consiglio nazionale siriano, uno dei gruppi di opposizione, ma «dubitiamo che il regime attui l’accordo». Per il momento, però, chi sembra dinamitare i tentativi di accordo negoziato non è – fino a prova contraria – Assad, ma l’amministrazione Usa: piano o non piano la posizione di Obama non cambia, ha detto il portavoce Jay Carney, «Assad ha perso la legittimità e deve dimettersi».
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