Sofferenze bancarie boom, +40% in un anno
ROMA – Trenta miliardi in più.In un anno. Le sofferenze bancarie – i prestiti erogati dagli istituti di credito che potrebbero non rientrare e trasformarsi così in rosso di bilancio – hanno fatto un balzo del 40 per cento in dodici mesi, sfondando e superando, nello scorso mese di settembre, quota 100 miliardi.
«Una situazione preoccupante, soprattutto per le famiglie italiane», commenta Elio Lannutti, presidente di Adusbef e senatore dell’Italia dei valori. E di certo non una buona notizia per le banche, già sotto pressione sul fronte della ricapitalizzazione e degli spread e sempre più restie a concedere nuovi crediti. Da una parte, dunque, il boom degli incagli. Dall’altra, la minaccia di un nuovo credit crunch, la stretta nelle erogazioni.
Sono proprio le famiglie – a quanto si legge nell’ultimo supplemento al Bollettino statistico della Banca d’Italia dedicato a “Moneta e finanza” – ad essere sempre più esposte: quasi 34 miliardi su un totale di 102 miliardi “ballerini”, perché a rischio esigibilità , risultano difatti in capoa nuclei familiari. Sia in qualità di “famiglie consumatrici” (24 miliardi) che come “famiglie produttrici” (10 miliardi), ovvero società semplici, di fatto e piccole imprese individuali con pochi addetti. Nel settembre del 2010- un anno prima dell’attuale rilevazione di Bankitalia – le sofferenze “familiari” ammontavano a 24 miliardi, dieci in meno. Ben un terzo, dunque, dei maggiori capitali “zoppicanti”, prestati dalle banche e ora pericolosamente iscritti nei loro bilanci, è stato accumulato proprio dalle famiglie. Sempre più incagliate nella crisi e dunque in difficoltà con le rate.
Questa situazione è la «prova provata di una crisi lunga e difficile che interessa soprattutto l’Italia», aggiunge Lannutti. Ma, a suo avviso, è anche la conseguenza di certe «allegre erogazioni del credito». Questi prestiti molto probabilmente dovranno «essere iscritti quasi totalmente a perdite nei bilanci delle banche», prosegue Lannutti.
Per questo l’Adusbef chiederà un monitoraggio (e relative sanzioni) sulle «sofferenze bancarie derivanti da erogazioni e affidamenti deliberati fuori dai criteri prudenziali sulla meritorietà del credito ad alcuni grandi gruppi industriali, da tempo decotti, ma tenuti in vita da robuste iniezioni di denaro, mediante fidi incautamente rinnovati, se non aumentati». Sul fronte delle imprese si registra senza dubbio una vera e propria impennata.A settembre Bankitalia annotava 67 miliardi di sofferenze. Erano 48 miliardi nel settembre di un anno prima. Un rialzo del 40 per cento. Tutti crediti difficilmente recuperabili.
L’ammontare record dei prestiti a rischio si presenta di gran lunga superiore anche rispetto all’inizio della crisi. Nel 2008, ad esempio, le sofferenze attribuite alle famiglie “consumatrici” erano pari a soli 9,1 miliardi. Saliti a 12,8 miliardi nel 2009. Poi raddoppiati fino ai 24 attuali. Segnali poco rassicuranti che preannunciano un 2012 difficile, con la recessione che incombe e l’emorragia di posti di lavoro, oltre che di commesse. La criticità di famiglie e imprese, moltiplicata dalle tensioni della finanza globalee dalla crisi dei debiti sovrani europei, potrebbe spingere le banche a chiudere ulteriormente i rubinetti del credito. Come nel 2008 e 2009. A fine settembre i prestiti erogati erano pari a 1.984 miliardi, dai 1.914 del 2010. Solo settanta miliardi in più. Un timido aumento del 3,6 per cento.
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