Sudafrica, approvata la legge bavaglio per i giornalisti fino a 25 anni di carcere

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Duecentoventinove voti a favore, 107 contro: la legge sulle intercettazioni è passata e in Sudafrica, nazione arcobaleno, si respira un’aria assai meno libera. Due premi Nobel, la scrittrice Nadine Gordimer e l’arcivescovo Desmond Tutu, e il Centro per la memoria di un terzo, Nelson Mandela, avevano provato a mettersi di traverso insieme alla società  civile, alle organizzazioni di base e ai sindacati. Ma l’African National Congress, al potere dal 1994 con una quasi maggioranza assoluta, ha approvato la legge.
A nulla è valso che ieri, fuori dal parlamento a Città  del Capo e davanti alla sede centrale dell’Anc a Johannesburg, le associazioni per la libertà  di stampa inscenassero un sit-in, donne e uomini tutti vestiti di nero e la bocca chiusa da un fazzoletto. Come nel 1977 quando la stampa fu messa a tacere dall’apartheid.
Il “secrecy bill”, una sorta di legge bavaglio, prevede dai cinque ai 25 anni di carcere per i giornalisti che pubblicheranno documenti secretati e il massimo della pena in caso di sospetto spionaggio. Amplia notevolmente i margini entro i quali qualsiasi ente o organo pubblico può chiedere la secretazione di ogni informazione sensibile, definita genericamente «preziosa»; inoltre ne penalizza non soltanto la divulgazione, ma anche il semplice possesso.
Sotto il paravento della sicurezza nazionale si cerca però di celare «affari sporchi e nepotismo», come ha detto domenica scorsa Nadine Gordimer in occasione del suo ottantesimo compleanno. «La gente ha combattuto ed è morta per avere la possibilità  di una vita migliore» dopo anni di segregazione, ora – ha osservato la scrittrice – stampa, tv, Internet, finiscono tutti per diventare mezzi per diffondere bollettini fatti circolare dall’addetto di turno. «L’Anc sta riportando il Sudafrica indietro, agli anni dell’apartheid in cui la libertà  di espressione veniva soppressa», ha denunciato.
Non diverso è stato il tono dell’arcivescovo Desmond Tutu: «Il giornalismo investigativo è importante per cercare la verità , quello che vogliono fare con questa legge è un insulto». E il Nelson Mandela Centre of Memory ha osservato che non ci sarà  più equilibrio tra libertà  di parola e legittima protezione dei dati sensibili.
I partiti dell’opposizione hanno annunciato ricorso davanti alla Corte costituzionale, giudicando incostituzionali le disposizioni di legge, ma il governo continua a difendere il testo sostenendo che è destinato a sostituire una legge del 1982 contro lo spionaggio.
«La battaglia non è finita» neppure per i giornalisti: ieri, alla fine della votazione, sono entrati in Parlamento, «non invitati». Anche loro erano tutti vestiti a lutto per denunciare come la libertà  d’informazione venga ridotta a una formula vuota.
Perché entri in vigore il “secrecy bill” dovrà  comunque essere approvato dalla Camera alta, il Consiglio nazionale delle province, e quindi controfirmato da Jacob Zuma, presidente del Sudafrica e dell’Anc.


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