URAGANO SULLE BORSE ITALIA SOTTO ATTACCO PIAZZA AFFARI GIà™ DEL 7%

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Ascoltare le parti sociali e la Banca d’Italia, i partiti di maggioranza e quelli di opposizione. Valutare i segnali provenienti da Bruxelles e dai principali partners europei. Soprattutto soppesare la «disponibilità » di tutta l’opposizione ad appoggiare un governo di “larghe intese”.
La metafora del Titanic che affonda, con i passeggeri che si affollano sulle murate e non trovano abbastanza ciambelle di salvataggio è ormai inadeguata: meglio parlare di notte delle streghe, quando ad ogni crocicchio si incontrano gruppi di fattucchiere, pronte a lanciare malefici sempre più crudeli. L’Halloween dei mercati è stato innescato dall’annuncio del referendum greco, ma la tempesta si è concentrata – come mostra l’inarrestabile frana dei Btp, arrivati a sfiorare un tasso vicino al 6,30% – sull’Italia, che sempre più appare agli operatori non «un Paese troppo grande per fallire», ma, piuttosto, «un Paese troppo grande per essere salvato».
Quando, alle 9 di ieri mattina, Mario Draghi e Ignazio Visco si siedono alle loro scrivanie per il primo giorno di lavoro al timone, rispettivamente, di Bce e Bankitalia, le streghe stanno già  ballando. Dall’alba, i terminali riferiscono che le Borse asiatiche, una dopo l’altra, chiudono con pesanti ribassi, mentre l’euro è già  sceso sotto quota 1,38 dollari. Una spia d’allarme viene dai mercati delle materie prime: il petrolio è in calo, mentre l’oro ha ripreso a salire. Sono sintomi che non solo la finanza, ma anche l’economia mondiale sta facendo fatica: la Cina comunica un rallentamento della produzione manifatturiera e, poche ore più tardi, lo stesso annuncio verrà  dagli Stati Uniti. Con l’Europa già  sull’orlo della recessione e le altre due superpotenze economiche in affanno, si rischia una crisi mondiale, ad aggravare quella finanziaria.
Perchè l’Halloween della finanza è in corso. Ancor prima che si aprano le contrattazioni, il differenziale fra i tassi sui titoli pubblici tedeschi e quelli italiani è già  balzato a 434 punti, nel corso della giornata arriverà  a un passo da quota 460. Il Btp decennale paga ormai un record del 6,20%. Ad aggravare lo spread, c’è anche il fatto che il Bund tedesco, mentre il Btp crolla, si rafforza sempre più. E’ una corsa ad investire sui titoli pubblici tedeschi, che è la parte più visibile di una corsa più ampia e inquietante verso la Germania: i dati sembrano indicare, negli ultimi mesi, un progressivo drenaggio di depositi bancari dalla periferia d’Europa verso la Germania, che non può che aggravare le difficoltà  delle banche.
L’apertura delle Borse rivela con crudezza queste difficoltà . Milano perde subito il 3%, i listini di Parigi, Francoforte poco meno, Londra l’1,71%. A cadere pesantemente, un po’ ovunque, sono le banche, impegnate a smaltire dosi massicce di titoli pubblici italiani o spagnoli, come, tre anni fa, smaltivano i titoli tossici dei subprime. Nonostante l’interesse sui Btp abbia ormai superato il 6,20%, il ministro Paolo Romani, stratega della manovra del governo Berlusconi per il rilancio dello sviluppo, fa sapere, dall’India, che l’Italia «è capace di sostenere i tassi che paghiamo sul nostro debito». E’ un’opinione di minoranza. A quel livello di rendimenti, il Tesoro, che deve collocare circa 300 miliardi di euro di titoli entro il 2012, si troverebbe a dover trovare 4-5 miliardi di euro in più, per pagare gli interessi, rispetto a quando si poteva prevedere a giugno. Vista l’entità  della manovra finanziaria già  messa in cantiere, molti giudicano questo nuovo peso, se non verrà  riassorbito nei prossimi mesi, insostenibile. Sul finire della mattinata, cominciano ad ammucchiarsi, sugli schermi degli operatori, i report degli analisti. Quasi tutti dicono che l’attesa per il referendum annunciato da Atene sul piano degli aiuti alla Grecia, che non si svolgerebbe prima di due mesi, può portare ad una bancarotta selvaggia, invece che all’ordinato concordato previsto dalle autorità  europee. Il referendum, dice la società  di rating Fitch, «minaccia la stabilità  e la stessa vitalità  dell’euro». Il motivo, si fa intendere, è che un default greco renderebbe credibile – e dunque speculabile – un default italiano.
Alla mezza, di fronte alla tempesta che monta, Berlusconi sente il bisogno di intervenire. Fa sapere che sta seguendo la situazione tenendosi in contatto con Letta e Tremonti, che sulla situazione sta influendo soprattutto la Grecia, ma che, comunque, il governo sta mettendo a punto le misure annunciate, «che saranno applicate con determinazione, rigore, tempestività ». I mercati, almeno per il momento, non sembrano impressionati. Piazza Affari sta perdendo il 7%, con sospensioni a catena delle quotazioni dei maggiori titoli bancari. Lo spread con il Bund sale a 441 e, poi, a 446. Sono mercati su cui la Bce può intervenire: ma, nonostante gli interventi a ripetizione di Francoforte, la discesa del Btp sembra inarrestabile. Paga ormai il 6,28%, sempre più vicino a quella quota 7 che, secondo molti analisti, è la soglia di non ritorno. Ma l’Italia è solo la più fragile: lo spread spagnolo verso i Bund arriva a 557, quello belga al record nell’era dell’euro e anche la Francia traballa: lo spread di Parigi verso i titoli tedeschi è oltre 121, i buoni del Tesoro francesi pagano ormai più del 3%.
E’ in questa situazione che la Merkel e Sarkozy annunciano un colloquio telefonico nel pomeriggio. Ma l’irritazione per l’inattesa mossa greca è evidente. Il presidente dell’eurozona, il lussemburghese Juncker, osserva che, se la Grecia dicesse no al referendum, un default sarebbe inevitabile. Non tutti sono così pessimisti. Gli analisti della Bnp sostengono che un sì dei greci all’austerità , potrebbe essere, invece, la svolta risolutiva per la crisi dell’euro. Tuttavia, l’attesa di due mesi, prima del voto, rischia di essere troppo lunga. Le Borse segnalano che la crisi si sta avvitando. Nel pomeriggio, Milano sta perdendo il 6,95%, Francoforte e Parigi il 5,2, Londra il 3,1 e anche Wall Street è in flessione, con l’indice in ribasso del 2,4%. A guidare il calo sono i bancari: l’indice europeo di settore è in discesa di oltre il 6%, molte grandi banche, italiane e non, stanno vedendo le quotazioni crollare del 10-12%. In difficoltà  a finanziarsi, gli istituti di credito stanno ricorrendo massicciamente agli sportelli della Banca centrale europea: i prestiti a 24 ore della Bce sono saliti dai 2,25 miliardi di euro di lunedì ai 3,3 miliardi di ieri, mentre le stesse banche svuotano i loro depositi presso la banca centrale: da 248 miliardi a 216. Il motivo è che non si prestano più soldi fra di loro. Il differenziale fra i prestiti interbancari a tre mesi e quelli, assai più sicuri, a 24 ore è tornato ai massimi di fine settembre che, a loro volta, non si vedevano dal fondo della crisi del 2009.
Consapevole che la sopravvivenza del governo è intrecciata con l’allentamento della crisi finanziaria, Berlusconi torna precipitosamente a Roma e convoca per oggi un Consiglio dei ministri che dovrebbe varare un primo pacchetto delle misure promesse. Ma le insidie, per il capo del governo, non sono più solo nell’atteggiamento degli altri leader europei. Nel tardo pomeriggio, una nota del Quirinale non si limita ad auspicare «una larga condivisione delle scelte che si attendono dall’Italia». Napolitano si preoccupa di precisare che ritiene «suo dovere verificare le condizioni per il concretizzarsi di tale prospettiva», ovvero che la «larga condivisione» – una prospettiva tutt’altro che facile per il presidente del Consiglio – si realizzi effettivamente. Il Cavaliere avrebbe bisogno che la crisi finanziaria gli desse un po’ di respiro. Non lo aiuta che, dalla telefonata Merkel-Sarkozy, esca soltanto la conferma della volontà  di applicare l’accordo della scorsa settimana, nonostante il suo flop sui mercati.
Qualche risultato in più l’ottiene, nel senso di una tregua momentanea, l’annuncio di un vertice, oggi, dei leader tedesco e francese con il premier greco, l’Fmi e la Commissione di Bruxelles. Ma la giornata si chiude con lo spread verso il Bund a 442 punti, il costo dei Btp appena sotto il 6,20%, Piazza Affari con un crollo record del 6,8% (il quarto peggiore di sempre) e le altre piazze in pesante ribasso: Parigi e Francoforte meno 5%, Londra meno 2,21, mentre anche Wall Street è in calo di oltre il 2%. Difficile che, per placare i mercati, nei prossimi giorni, bastino le misure già  annunciate nell’ultimo vertice europeo. Fra gli economisti (anglosassoni, come Paul Krugman, ma non solo) sale il coro di chi chiede a Mario Draghi e alla Bce di assumere in prima persona il compito di garantire i debiti pubblici dei Paesi dell’euro. Secondo il capoeconomista della Citi, Willem Buiter, la Bce potrebbe spendere fino a 3 mila miliardi di euro (sufficienti a salvare, ipoteticamente, anche l’Italia) senza innescare l’inflazione. Ma è difficile anche che i tedeschi si convincano ad un passo come questo.


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