Vendola boccia il professore “Una penitenza tecnocratica”

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ROMA – Non gli piace. Anzi lo considera pericoloso. «Bisogna stare attenti perchè le quaresime tecnocratiche predispongono alle resurrezioni populistiche e non vorrei che questa parentesi serva a rimettere in pista Berlusconi». La sentenza è di Nichi Vendola, opposizione fuori dal Parlamento ma accreditata neik sondaggi di una cifra tra il 7 e l’8 per cento. La posizione del governatore pugliese preoccupa non per i voti di cui l’esecutivo Monti ha bisogno per durare ma per la sua capacità  di drenare consensi al Partito democratico, che sostiene il governo tecnico.
Vendola riunisce a Roma la direzione di Sinistra e libertà . Per un’oretta buona tutti zitti, la sala è collegata in diretta con l’aula del Senato per ascoltare il discorso del nuovo premier. Alla fine il commento del leader. Un inizio promettente per la scialuppa che sta prendendo il largo. «Festeggiamo oggi la fine di uno stile, quello stile commercial-pornografico che ha segnato la stagione berlusconiana». Poi le bordate: «Non festeggiamo la fine di una politica. Avevamo aperto credito nei confronti del governo Monti apprezzandone il livello e la scelta di alcuni ministri. Le sue dichiarazioni programmatiche ci hanno invece delusi».
Sinistra e libertà  ha già  individuato i temi di scontro sociale, sui baserà  la sua azione nelle prossime settimane. «Vedo un profilo conservatore e anche un elemento di continuità  con le politiche economiche e sociali del governo Berlusconi – attacca Vendola -. Non danno un messaggio positivo nei confronti dei giovani visto che rilanciano la riforma Gelmini. Francamente ci aspettavamo di più per un’Italia che cade sotto i colpi del fango e della povertà ». La pagella per la squadra di ministri si tiene in equilibrio: «Riccardi segna una importante discontinuità  rispetto alle politiche xenofobe della destra e al rinculo localistico. Passera è una scelta simbolicamente problematica».
Le rassicurazioni offerte da Vendola agli alleati Pd e Idv sono destinate nel tempo a sbiadirsi. Per il momento Di Pietro ma anche il governatore, nonostante le critiche, sembrano non indicare uno strappo. Ma la foto di Vasto in un anno e mezzo di legislatura può diventare preistoria. «C’è un vincolo di lealtà  con Bersani e Di Pietro – dice Vendola -. Sarebbe un delitto archiviare Vasto. Oggi è il tempo della quaresima tecnocratica prima o poi dovrà  risorgere la politica, noi vogliamo farla risorgere». Ma quale politica può nascere sull’altare di un governo tecnico che dura e che sistema i conti del Paese? «Dobbiamo mantenere dritta la barra su un’alleanza tra il Pd e il Terzo polo», avverte Franco Marini. Cioè un’archiviazione della foto di Vasto. E chi condivide questa posizione confida nella tenuta del governo Monti. Vendola invece evitando di condannare il Pd scommette sulla breve durata e quindi su una conferma degli accordi presi prima della crisi. «Attenti a Berlusconi – avverte -. Ha cambiato faccia: dal verdastro del dimissionario alla faccia di colui che sa di poter staccare la spina».


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