Afghanistan, la strage degli sciiti

Loading

I pellegrini hazara cantavano, danzavano e si flagellavano per celebrare l’Ashura, la festa sciita che ricorda il martirio dell’imam Husayn, nipote del Profeta, e dei suoi seguaci. Così quando l’attentatore suicida si è fatto esplodere in mezzo alla folla, davanti alla moschea di Abu Fazal Abbas, in pieno centro di Kabul, è stata una strage. Altri due attacchi paralleli, a Kandahar e a Mazar-i-Sharif, hanno trasformato la giornata di ieri in una svolta sanguinosa nella storia afgana, delineando un inquietante scenario iracheno, con la diversità  religiosa che diventa odio.
Il kamikaze della capitale ha ucciso almeno 55 persone, altre quattro sono state straziate da una bomba montata su bicicletta a Mazar, i feriti sono complessivamente oltre 160. Ma più ancora che il bilancio di sangue, a spaventare sono le prospettive politiche lasciate intravedere dagli attentati. Nemmeno nei momenti peggiori della guerra civile la ferocia messa in campo dai signori della guerra aveva sfiorato questi livelli. In passato i Taliban avevano vietato agli sciiti di praticare il loro credo in pubblico. Ma oggi la situazione è diversa. La diversa valutazione sui “danni collaterali”, cioè sulle vittime locali incolpevoli, era anche uno degli elementi di divisione fra i diversi gruppi integralisti, con la shura di Quetta del mullah Omar che giudicava severamente la “rete Haqqani”, considerata vicina ad Al Qaeda e dunque più disinvolta nel sacrificio di musulmani durante attacchi a obiettivi occidentali. Ma secondo alcuni osservatori, la rete Haqqani è coinvolta nelle trattative di pace, quindi dovrebbe aver sospeso gli attentati.
In questo quadro sembra abbastanza credibile la presa di distanza dei Taliban, con un comunicato del “portavoce” Zabihullah Mujahid che definisce «inumani» gli attentati, anche perché negli ultimi mesi gli “studenti coranici” avevano fatto appello al nazionalismo afgano in chiave anti-occidentale. Al contrario, acquista un tragico significato la rivendicazione apparsa on line da parte di un gruppo wahabita pachistano, Lashkar-e Jhangvi. Ma non è chiaro, sottolineano all’Afghanistan Analysts Network, se questo gruppo abbia simpatizzanti afgani, o se siano stati militanti pachistani a compiere direttamente l’attentato nel Paese.


Related Articles

Se l’ipotesi di una cyberguerra è più utile dei missili

Loading

Nei mesi scorsi, mentre in Siria si continuava a morire, esplodeva negli Usa — e di riflesso nel mondo — lo scandalo della Nsa, l’agenzia per la sicurezza, rivelatasi la versione aggiornata del «grande fratello» che tutto sorveglia e tutto potrebbe controllare.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment