Appalti, amianto e traffico di rifiuti ecco il cartello delle tangenti lombarde

by Sergio Segio | 5 Dicembre 2011 7:42

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BRESCIA – Esorta Franco Nicoli Cristiani: «Fate cartello». Anzi, «voi siete (già ) cartello!». Appare come il dominus della partita ma si chiama fuori. Avrebbe dovuto dire «siamo già  un cartello». Un clan dedito ad affari e mazzette, traffico di rifiuti e vagonate di amianto. Che divide «alla romana» e si spartisce provincia per provincia il suolo e il sottosuolo lombardo. Che fa fronte comune contro «il cartello degli altri», quelli che «vogliono trombarci con l’Antitrust». È il quadro che emerge dagli atti dell’inchiesta della Procura di Brescia su corruzione e traffico di rifiuti. Nelle oltre mille pagine che documentano l’attività  dei carabinieri (nucleo investigativo) del Comando provinciale – di cui Repubblica è ora in grado di dare conto – , c’è la trama di un’attività  criminale «specifica» e «bene organizzata». Un tangentificio lombardo innestato su una specie di «Gomorra del Nord», come ha detto il Procuratore nazionale antimafia Pierluigi Dell’Osso.
IL PRANZO
Nicoli Cristiani è «Il Toscano» (per via dei sigari). Giuseppe Rotondaro, dirigente dell’Arpa, è il «Pony Express» (della tangente madre). Pierluca Locatelli, l’imprenditore delle strade, è «Luca». Sono potenti. In particolare Nicoli è soggetto capace di «iniziative spregiudicate» messe in atto nel ruolo di «potente amministratore regionale lombardo». È il 14 ottobre 2011: a un tavolo del ristorante “Il Lorenzaccio”, a Brescia, Nicoli ha dato appuntamento a Locatelli e Mauro Papa. Sono due imprenditori. Costruiscono strade e trasportano e stoccano rifiuti. Il primo dovrà  versare a Nicoli una tangente da 200mila euro (in «Big Babol», banconote da 500 euro, due tranche). L’altro deve «fare cartello» con Locatelli. Papa e il “Toscano” hanno un accordo preesistente. Nicoli vuole vederlo «mezz’ora prima del pranzo»: devono definire alcuni dettagli. «Vi ho fatto presentare poi le vostre valutazioni le fate voi» dice Nicoli. Il regista dell’intera operazione è Rotondaro, assente poiché a Parigi. Ma è Nicoli che dà  le carte. «Io avevo suggerito di fare cartello». Per gli investigatori è il battesimo di un accordo. A Papa Bergamo e Brescia. A Locatelli Cremona e Pavia. Il compenso del “Toscano” sono due “stecche” da 100mila euro ciascuna.
TUTTI SOTTO
«Nicoli è un grande uomo…non è più assessore ma (in Regione, ndr) li ha tutti sotto». Dopo il pranzo al “Lorenzaccio” Locatelli è alle stelle. Con un suo collaboratore elogia il politico Pdl. «A marzo mi ha detto a te l’Aia (autorizzazione integrata ambientale relativa all’impianto di smaltimento dell’amianto a Cappella Cantone, ndr) ti arriva a settembre». E infatti. Il passpartout è la mazzetta da 100mila euro («era solo la prima parte», ha raccontato Locatelli al gip) consegnata al “Toscano” tramite Rotondaro il 26 settembre. Nicoli vende cari i suoi buoni uffici, fa salire il suo prezzo. «Oggi fare una discarica non è una cosa semplice – dice a Locatelli – ma è una cosa complicatissima… per quello che io dico tranquilli». Eppure Nicoli Cristiani non ricopre più ruoli esecutivi dal 2010. Ha agito, e incassato, anche per conto di altri?
SUV E CASSE DI VINO
Arrivano agli appuntamenti su potenti Suv, le tangenti le chiamano «casse di vino», «scatole», «big babol». Da dividere «alla romana», come dice Orietta Rocca, la moglie di Locatelli. Entrano e fanno entrare negli uffici che contano. Il 9 settembre 2011 Locatelli, grazie a Rotondaro, incontra il responsabile dell’Arpa di Bergamo (Carlo Licotti). «Quando arrivi vai direttamente da lui che ti aspetta… ti aspetta». C’è un problema da «risolvere»: l’Arpa di Treviglio ha segnalato a quella di Bergamo che Locatelli con la sua impresa ficca scorie di acciaieria sotto il manto stradale della Brebemi. Rotondaro si attiva.
LA FALDA E I FILE CANCELLATI
Una falda acquifera da abbassare? Non c’è problema. Tangenti a parte, basta pagare un contadino («3mila euro») o cancellare i file delle misurazioni. Per il mega affare della discarica di amianto di Cappella Cantone (Cremona), Pierluca Locatelli è disposto a tutto. Fa niente se c’è un serio pericolo di inquinamento per tutta la zona. «Le misurazioni di luglio e agosto… facciamole sparire del tutto» intima allora Andrea Oldrati il 28 giugno a un collaboratore. «Altrimenti… andiamo a sputtanarci dappertutto». Il problema vero, però, sono i sottofondi della Brebemi, il materiale che finisce là  sotto. Bartolomeo Gregori e Battista Pagani, due dipendenti di Locatelli, il 9 luglio. «C’è dentro di tutto, sembra la discarica lì». Parlano di «scorie fuori specifica», «materiale inquinante», «pezzi di ferro lunghi 30-40 cm». Quando i camion che trasportano il materiale entrano in discarica «suonano tutti gli allarmi. Perche? Risultano radioattivi».

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