Bloomberg vuol fare di New York la nuova Silicon Valley del XXI secolo

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NEW YORK. In campo scientifico e tecnologico la città  di New York ha sempre sofferto la dipendenza dalla Silicon Valley. Per questo motivo il sindaco Michael Bloomberg ha indetto a luglio una gara fra i più prestigiosi atenei del mondo per realizzare un campus di scienze applicate in grado di trasformare la città  in un polo high tech di prima grandezza. Secondo Bloomberg il nuovo campus potrebbe generare un’attività  economica per sei miliardi di dollari, con la creazione di 400 nuove imprese e 22.000 posti di lavoro nei primi 30 anni. Un progetto che per il sindaco «ha il potenziale per cambiare la città ».
Mentre New York soffriva per questo complesso di inferiorità , sulla west coast l’università  di Stanford, il cui campus si adagia nella Santa Clara Valley, era alla ricerca di uno sbocco a nord-est, in un mondo ricco d’arte, finanza e filantropia. E’ in queste circostanze che il senato accademico dell’università  californiana ha presentato a ottobre il piano per il nuovo futuristico campus newyorkese. Il valore economico di questo progetto è enorme: Stanford, in partnership con il City College e la City University di New York, propone un investimento iniziale di 200 milioni di dollari, che toccherà  i 2,5 miliardi nei prossimi trent’anni. Il campus Stanford NYC, specializzato in ingegneria e tecnologia dell’informazione, dovrebbe attirare fino a 350 docenti e circa 2.000 studenti entro il 2045, oltre che espandere l’influenza dell’ateneo sulla costa est. Il campus di Stanford non è però l’unico in gara. Anche Cornell, forte del prestigio della Ivy League, ha presentato un progetto molto competitivo in collaborazione con il Technion-Israel Institute of Technology di Haifa. L’università  con sede a Ithaca, nello stato di New York, sfrutterebbe come Stanford i terreni messi a disposizione dal sindaco Bloomberg su Roosevelt Island e stanzierebbe un miliardo di dollari e un bacino di 2.000 studenti.
In partita sono rimasti anche la Columbia University e la New York University. La Columbia, il grande ateneo cittadino, sta già  costruendo un campus da 7 miliardi di dollari a Manhattanville, nel quartiere di West Harlem, che comprende edifici per l’ingegneria e le scienze e a cui destinerà  167 docenti. La New York University ha invece in progetto un nuovo campus a Brooklyn e ha presentato una partnership con le università  di Toronto e Warwick e con l’Indian Institute of Technology di Mumbai. Fra dicembre e gennaio una commissione esaminerà  le proposte, prendendo in considerazione la capacità  di creare posti di lavoro permanenti e di sviluppare un campus capace di autofinanziarsi. A gennaio sarà  annunciato il vincitore.
In un’intervista al New York Times, il presidente di Stanford John Hennessy ha aperto la battaglia: «Noi sappiamo come coinvolgere i giovani in progetti di start-up, lo svantaggio di Cornell è che tutte le loro start-up messe insieme sono più piccole della sola Google». Il colosso di Mountain View è infatti frutto della cultura innovativa e imprenditoriale di Stanford, un incubatore che ora da Palo Alto vogliono portare fino a New York, la capitale della finanza mondiale. «Possiamo creare una nuova ondata di idee e scoperte», spiega Jim Plummer, preside della scuola d’ingegneria di Stanford. «Durante gli anni ottanta e novanta la Silicon Valley, e non New York, divenne la capitale mondiale delle start-up tecnologiche e lo è ancora oggi», ha fatto presente Bloomberg, «ma potrebbe non essere così per sempre». Lo scorso anno New York ha superato Boston divenendo il secondo maggior beneficiario di finanziamenti venture capital per start-up tecnologiche. Il nuovo campus potrebbe ora mettere in discussione il dominio della Silicon Valley.


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