Casale mette un prezzo ai suoi morti di amianto

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CASALE MONFERRATO Una notte lunga e sofferta per un movimento che lotta da oltre trent’anni. Che si è sentito tradito dalla sua stessa città , ma non ha perso la sete di giustizia, dopo 1800 morti alle spalle: prima gli operai dalle tute sporche d’amianto poi tanta gente che in quella fabbrica della morte non ci aveva mai messo piede. Il patto col diavolo alla fine c’è stato, il comune di Casale Monferrato (giunta di centrodestra) ha accettato l’offerta di 18,3 milioni di euro offerti dal magnate svizzero, Stephan Schmidheiny (uno degli imputati del processo di Torino), in cambio del ritiro della costituzione a parte civile e della rinuncia a qualsiasi azione legale futura. Il via libera arriva alle 3.27, dopo un interminabile confronto in consiglio comunale: 19 voti favorevoli (Pdl e Lega) e 11 contrari, nessuno astenuto. Contrari Pd, Sel, Casale si cambia e Democratici per Casale. Pure l’Udc, che aveva chiesto la garanzia che la cifra d’indennizzo fosse vincolata alla ricerca contro il mesotelioma e alle bonifiche. Qualche consigliere di maggioranza ha abbassato lo sguardo quando ha preso la parola Romana Blasotti Pavesi, 82 anni, cinque congiunti morti di mesotelioma, presidente dell’Afeva (Associazione familiari vittime amianto): «A febbraio saranno trent’anni da quando si ammalò mio marito. Sono sette che non piango più e faccio fatica a dormire ma voglio giustizia. L’offerta del signor Schmidheiny è stata una vigliaccata, una mossa subdola. Per lui, probabilmente, non c’è differenza tra una o 1800 vittime. Chi voterà  sì risponderà  alla sua coscienza, io, la mia, ce l’ho pulita». I movimenti vanno e vengono, come le nuvole. Non quello contro l’Eternit. Nella notte più difficile da quarant’anni per Casale, hanno voluto esserci in tanti, cinquecento persone. Hanno portato le storiche bandiere italiane con la scritta Eternit giustizia , hanno resistito alle forze dell’ordine che volevano allontanarli e all’amministrazione che voleva silenziarli. E hanno gridato «vergogna» e «complici». È alta la dignità  di una protesta che prosegue ancora in queste ore (guardate il profilo su Facebook dedicato al processo Eternit). Tanta rabbia e lacrime in una giornata triste. Il Comune di Casale esce da questa vertenza, o future altre, contro Schmidheiny; resta nel maxi-processo (2889 le vittime all’inizio del dibattimento tra Casale, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli) solo contro il barone belga Louis de Cartier, che alla veneranda età  di 90 anni non ha mai chiesto un risarcimento e probabilmente si sente più al riparo del 64enne svizzero. «Abbiamo pensato all’interesse della città » ha sottolineato Giorgio Demezzi, il sindaco, che non cede di un millimetro: se Casale ha accettato i soldi Eternit è perché «deve avere un futuro diverso, deve puntare a una ripresa economica e sociale che offra una speranza ai nostri figli». «La gente ha urlato il proprio sdegno» racconta Bruno Pesce, di Afeva: «Il Comune si è tirato indietro con un passo che alleggerisce di fatto la posizione processuale di Schmidheiny. Non è una questione di soldi, ma di principio». Nicola Pondrano, ex operaio Eternit e sindacalista Cgil, uno dei simboli di questa lotta, auspica sulla decisione un ricorso alla Corte dei Conti, perché la cifra non sarebbe congrua al reale danno e non sarebbe stata effettuata una consulenza tecnicoambientale. Diciotto milioni e 300 mila euro (la somma che la Bacon AG pagherà  per conto dell’ex proprietario Eternit): «Meglio pochi, maledetti e subito ha scandito in aula una consigliera dai banchi di centrodestra piuttosto che aspettare i tre gradi di giudizio». Il Comune annuncia che saranno spesi per la bonifica, per la ricerca sul mesotelioma, per attirare investimenti. Una commissione «non politica» vigilerà  sull’uso dei fondi. A giugno anche il Comune di Cavagnolo (provincia di Torino) aveva accettato, in gran segreto, la proposta dello svizzero in cambio di due milioni di euro.
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Un killer che in Italia miete tremila vittime all’anno

Si nasconde in tubature, rotaie, rivestimenti di tetti e garage, l’amianto è un killer che miete circa 3.000 vittime ogni anno in Italia, almeno 1.200 per mesotelioma. L’impiego dell’amianto è stato bandito dal nostro Paese da quasi 20 anni ma ne restano nell’ambiente 5 quintali per ogni cittadino. L’Italia è stata il secondo paese produttore europeo e tra i principali consumatori di amianto. Secondo le stime del Cnr e di Ispesl ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto sparse per il territorio nazionale e un miliardo circa di metri quadri di coperture in eternit sui tetti. Secondo il Registro Nazionale Mesioteliomi i più colpiti sono gli operai che lavorano la fibra, seguiti dai famigliari e dagli abitanti delle zone vicine ai grandi centri di pericolo, come Casale Monferrato. L’Agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro (Iarc) classifica l’amianto come sicuramente cancerogeno per l’uomo, capace di provocare tumori della pleura (mesoteliomi), del polmone, della laringe, dell’ovaio.


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