Così i boss truccavano le elezioni “Nicola è una volpe, qui comanda lui”

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NAPOLI. Questo, almeno, gli inquirenti napoletani deducono anche da una conversazione intercettata il 17 luglio 2006. Parlano dell’affare il futuro sindaco di Casal di Principe, Cipriano Cristiano, il genero del boss del clan dei Casalesi Giovanni Lubello, l’imprenditore Nicola Di Caterino, l’architetto comunale Mario Cacciapuoti.
Cristiano: «Noi dopo dobbiamo dire che questo fatto è un fatto di Nicola. Nicola Cosentino, non lo conosci tu?»,
Lubello: «No, io lo conosco».
Di Caterino: «… allora… «
Cristiano: «… allora Nicola Cosentino ha detto… dopo guarda, quello che dici tu quello facciamo. Mo lascia stare 7-8 mesi, poi quando è tanto… «.
Di Caterino: «Poi quando è tanto (quando sarà ) quando tu sei andato a fare il sindaco, dici il sindaco lo faccio io e il tecnico lo fa… quello che ci sta va troppo bene».
“Gli incontri con Sandokan”
Agli atti i magistrati hanno allegato sia i verbali già  depositati con la prima ordinanza cautelare nei confronti di Cosentino, sia dichiarazioni più recenti. Come quella fornita il 25 maggio 2011 dal pentito Roberto Vargas, che racconta: «Nicola Cosentino è il politico che “comanda” a Casal di Principe. Tramite il fratello è imparentato con la famiglia Russo (il boss Giuseppe detto ‘o padrino n. d. r.) Cosentino è persona molto accorta. Direi è una volpe. E pur essendo il politico da sempre portato dal clan dei Casalesi non si è mai incontrato, per quanto mi risulti, con esponenti del clan. Se non con Francesco Schiavone detto “Sandokan”, con cui aveva un rapporto speciale».
“per noi è un punto in più”
Un altro pentito, Francesco Della Corte, interrogato il 28 febbraio sostiene: «Cosentino rappresenta un punto di forza dei casalesi. È la garanzia politica del clan. E quando mi sono rapportato ad appartenenti ad altre organizzazioni, il fatto che noi casalesi godessimo di un rapporto privilegiato con l’onorevole Cosentino ci dava un punto in più». Della Corte aggiunge che un avvocato calabrese con il quale era stato detenuto e che «si diceva molto amico del senatore Dell’Utri nonché persona inserita nella ‘ndrangheta, diceva che noi a Casale stavamo a posto grazie a Cosentino, che diceva di conoscere personalmente e che in Campania avevamo gli appalti che volevamo proprio grazie a Cosentino».
l’incontro romano
Il coordinatore regionale del Pdl viene intercettato quattro volte con l’imprenditore Nicola Di Caterino, ideatore del progetto sul centro commerciale, per concordare l’appuntamento a Roma, presso la sede Unicredit, per sbloccare un finanziamento da oltre 5 milioni alla società . «Nicola, so’ Nicolino», esordisce Di Caterino in una delle telefonate del 7 febbraio 2007. Nel pomeriggio, l’incontro si fa. E viene fotografato dagli investigatori della Dia. In 7 scatti compare, a piedi, Cosentino, accompagnato dal presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, adesso raggiunto da avviso di garanzia per violazione della legge bancaria. I due poi andranno via in taxi.
“ci mancava gomorra”
In una conversazione del luglio 2008, l’imprenditore Di Caterino discute con il dirigente di Unicredit Cristofaro Zara di questioni burocratiche legate al centro commerciale. E si lasciano andare a uno sfogo.
Di Caterino: «Cristofaro, uno dei problemi fondamentali che io sto vivendo in questo momento è proprio questo tam tam mediatico su Casal di Principe che ci…»
Zara: «E ci mancava pure Gomorra… ».
il posto al fratello del boss
Da una conversazione intercettata il 18 settembre 2009 nell’auto di un familiare dei presunti boss Giuseppe e Massimo Russo, emerge che Cosentino avrebbe aiutato Pasquale Iavarazzo, già  consigliere comunale e assessore a Casal di Principe, fratello del presunto capoclan Mario, a trovare lavoro. «Pasquale ha avuto il posto. Su una petroliera, una piattaforma. Glielo ha fatto prendere ‘o Mericano», commentano gli interlocutori. “‘o Mericano” è proprio l’appellativo di famiglia di Cosentino. Scrive il gip: «Cosentino si era adoperato per sdebitarsi con un familiare di uno dei più importanti esponenti del clan Russo».
i brogli elettorali
A Casal di Principe il clan faceva votare malati mentali, pazienti ricoverati in ospedale, emigranti mai rientrati in Italia e decine di testimoni di Geova che per motivi religiosi disertano le urne. Come? Con certificati elettorali e carte d’identità  clonate. Oppure con il sistema della “scheda ballerina”: un affiliato portava all’esterno del seggio una scheda in bianco, segnava la preferenza e affidava la scheda a un altro affiliato che entrava nel seggio, la infilava nell’urna uscendo con un’altra in bianco. E così via. Altri voti venivano comprati per 50-100 euro o in cambio di posti di lavoro. Dice il pentito Salvatore Caterino: «Antonio Corvino “comprava” le donne regalando i tagliandi della mensa per i bambini».
le prostitute in comune
Il consigliere comunale Antonio Corvino avrebbe usato gli uffici del comune di Casal di Principe per incontrare donne, forse prostitute. In una intercettazione telefonica, Corvino parla con una ragazza e dice: «Tu ci stai con la tua amica? Ma questa come è?». «È carina – la risposta – è una bella donna». E Corvino: «Va bene dai… E dove ci vogliamo vedere? Andiamo in un ufficio… Sta un ufficio mio». L’esponente politico locale, dopo aver fissato l’appuntamento, chiama un amico di nome Massimiliano. «Adesso la chiamo stanno a venire… quella Cinzia, mi devo fare un po’ di chiava….. sto come un pazzo… ce le portiamo sopra il Comune, nella stanza mia, là  hai voglia di fare».
“la moneta compra tutto”
Gaetano Corvino (non arrestato) ex sindaco e padre dell’ex assessore Antonio, riassume al figlio la sua “filosofia di vita”: «Se avessi avuto 200 mila euro, riuscirei a mantenere tutto Casale, perché con la moneta si può corrompere tutto, si può corrompere ogni equilibrio in ogni modo».


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