Così il fisco leggerà  l’estratto conto al setaccio i movimenti in banca

by Sergio Segio | 8 Dicembre 2011 8:07

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MILANO — Lo sapevate? Anche il Fisco vedrà  il nostro estratto conto bancario. La notizia, probabilmente, lascia abbastanza indifferenti i pagatori seriali di tasse («prego, che veda pure»), inquieta chi ha la coscienza tributaria sporca e apre un dibattito bipartisan sui confini della privacy. E’ giusto o stiamo scivolando verso eccessi degni del Grande Fratello orwelliano?
L’articolo 11 della manovra, quello che si intitola «Emersione di base imponibile» mette nero su bianco il principio che tutti i movimenti su risparmi e portafogli finiranno nel cervellone del Fisco a partire dal primo gennaio 2012. Ad oggi in quel database viene comunicato di default solo il numero del conto corrente. E poco di più. Dal 2005, infatti, cioè da quando esiste l’Anagrafe dei conti correnti, banche e intermediari sono obbligati a segnalare gli estremi dei nuovi rapporti e di quelli che vengono chiusi. Adesso cambia tutto. E il flusso di informazioni diventerà  molto più corposo e più preciso.
Se mai si fosse potuto affermare che il segreto bancario era attaccato a un respiratore artificiale, il governo Monti si è incaricato di staccare del tutto la spina. Ma lo smantellamento dell’istituto che ha protetto la riservatezza delle brave persone insieme ai segreti degli evasori non è certo cominciato oggi. Ci siamo arrivati pian piano, anche se negli ultimi mesi l’accelerazione è stata notevole.
I provvedimenti anti-crisi presi quest’estate dal governo Berlusconi avevano già  rivoluzionato l’utilizzo dell’Anagrafe da parte dell’Agenzia delle Entrate. Fino a luglio, infatti, l’attenzione del Fisco poteva concentrarsi sulla sterminata messe di dati contenuta nel cervellone (si tratta di oltre un miliardo di comunicazioni) solo davanti a forti indizi di evasione, tali da far scattare un’indagine finanziaria a carico di singole persone o società .
Il controllo puntuale sui movimenti di conti correnti e depositi, quindi, era ovviamente previsto, ma solo dopo l’avvio di un accertamento formale nei confronti di un contribuente ben determinato. La manovra agostana ha invece spalancato al Fisco la possibilità  di accedere all’Anagrafe anche solo per elaborare specifiche liste selettive di contribuenti sospetti, in cui potrebbe finire chi risulta «anomalo», per esempio perché ha un numero spropositato di conti o di altri rapporti.
Una novità  di cui il Fisco stava ancora discutendo le implicazioni pratiche e le procedure su vari tavoli aperti con le associazioni degli operatori finanziari, coinvolti in prima persona nel fornire ulteriori dati sulla dinamica delle ricchezze dei contribuenti finiti nelle black list dell’Erario. Un dibattito superato (così almeno sembra) dall’articolo 11 della manovra attuale, che stabilisce l’obbligo per gli operatori finanziari di comunicare «periodicamente all’anagrafe tributaria» i movimenti di tutti i rapporti intrattenuti con la clientela «ed ogni informazione relativa ai predetti rapporti necessaria ai fini dei controlli fiscali, nonché l’importo delle operazioni finanziarie» .
Che cosa significa? Significa che, appunto, il rendiconto annuale di conto corrente, conto di deposito, conto titoli, gestioni, carte di credito e così via potrebbe arrivare in copia quasi conforme al contribuente e al Fisco. In realtà  per sapere esattamente quali informazioni aggiuntive finiranno nel cervellone dell’Erario bisogna aspettare il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate che, dopo aver sentito le associazioni di categoria degli operatori, stabilirà  le modalità  e i contenuti del nuovo ordine. L’idea, comunque, è che il Fisco avrà  accesso ad un mare di dati ulteriori. Quel miliardo di informazioni contenute già  oggi nell’Anagrafe si moltiplicherà  per «enne» volte e da qui potranno partire elaborazioni ed indagini. Senza bisogno che ci sia un accertamento in corso nè una lista di sospetti su cui domandare ulteriori lumi alla banca.

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