Detenuti in questura per svuotare le carceri

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ROMA – Luci accese in via Arenula, nella grande stanza del Guardasigilli Paola Severino, fino a notte fonda. Sul suo tavolo due pacchi di fogli, il primo decreto e il primo disegno di legge che porteranno il suo nome, lei prima donna ministro della Giustizia. Misure importanti, sulle carceri che ribollono perché dentro ci sono 68.050 detenuti. Un record. Interventi destinati sicuramente a far discutere e che oggi saranno assunti dal consiglio dei ministri. Che il premier Mario Monti ha già  illustrato a Napolitano nelle sue linee guida. 
Appuntamento a mezzogiorno a palazzo Chigi. Lì, per decreto, e d’accordo con la collega dell’Interno Annamaria Cancellieri, si decideranno due passi delicati. Il primo: trattenere nelle camere di sicurezza degli uffici di polizia, anziché mandarli in cella, gli arrestati che devono affrontare un processo per direttissima. Il secondo: ampliare da 12 a 18 mesi la norma Alfano che manda ai domiciliari chi ha da scontare ancora un anno di carcere per reati non gravi. Numeri forti, 21-22mila detenuti in meno nel primo caso, dai 3.300 ai 3.600 per il secondo. Con un risparmio economico che, per quella che un anno fa fu battezzata come la “svuota carceri” (3.965 messi fuori in 12 mesi), sarà  di 375mila euro al giorno. 
Ma è quello delle camere di sicurezza – che saranno ribattezzati con un nuovo nome – il punto su cui si riflette più a lungo. Sono tantissimi quelli che restano in cella per pochi giorni, dagli autori di uno scippo agli spacciatori agli autori di piccoli reati, ma fanno schizzare in alto il numero complessivo dei carcerati. L’intervento è sensibile, lo sa bene la Severino che per due volte ha incontrato la Cancellieri, con i tecnici della Giustizia che hanno discusso con quelli del Viminale. Ancora stanotte se n’è disquisito a lungo. Le camere di sicurezza in Italia hanno una cattiva storia, anche se non certo inferiore a quella di penitenziari dove quest’anno i suicidi sono già  arrivati a quota 60. Da una parte e dall’altra sono morti Cucchi e Uva. Tuttavia Severino e Cancellieri hanno deciso di andarci caute e oggi spiegheranno che le garanzie saranno di massimo livello, sia sulle strutture da utilizzare, non tutte quelle esistenti ma solo quelle adeguate, sia sui controlli da parte dei magistrati. Alla Severino si riesce a strappare a sera solo una battuta: «Il mio obiettivo è mettere uno stop alle cosiddette “porte girevoli”». Che, in gergo carcerario, indicano quel via vai di detenuti che restano una manciata di ore in galera. Sarà , alla fine, lo slogan della giornata. 
Dal decreto al ddl. Con l’ipotesi pensata nelle stanze del ministro che, «se in Parlamento ci dovesse essere un’ampia condivisione», alcuni punti del ddl potrebbero fare il salto nel decreto. Depenalizzazioni, con una delega al governo, e ancora interventi svuota carceri. Come la cosiddetta “messa in prova”, misura che l’ex Guardasigilli Angelino Alfano aveva tentato di far passare, ben sperimentata per i minori, per cui al posto del carcere, chi finisce nelle maglie della giustizia e rischia una condanna fino a tre o quattro anni, paga il conto svolgendo un lavoro socialmente utile. Se ne stanno studiando nei dettagli tempi e modi rispetto al processo. Ancora: la reclusione domiciliare, misura che sta molto a cuore alla Severino, per cui l’arresto in casa diventa una pena autonoma e non alternativa, che verrà  decisa dal giudice al pari del carcere. “Messa in prova” e reclusione domiciliare potrebbero pure finire nel decreto. Non basta. Un’altra norma cara ai giuristi, in giuridichese definita “esclusione della procedibilità  nei casi di tenuità  del fatto”: se rubi una mela, sei un bambino, un uomo affamato, un anziano, il processo non si fa per niente perché il fatto, per la sua pochezza, non lo merita. E ancora: la sospensione del procedimento per gli irreperibili, misura più volte sollecitata dall’Anm. 
Per chiudere due interventi, anche questi molto curati dalla Guardasigilli. Nel regolamento carcerario diventerà  obbligatoria, con un decreto del Colle (Dpr), una carta dei diritti scritta in tutte le lingue da consegnare al detenuto al momento del suo ingresso in cella. Poi un pacchetto sul civile tra cui nuove norme per comporre le crisi per consumatori super indebitati che hanno perso qualsiasi possibilità  di accesso al credito. Una manovra ampia, la prima del dopo Berlusconi. Alla vigilia della visita di domenica di Papa Ratzinger a Rebibbia, dove celebrerà  una messa per i detenuti, presente la Severino. Per certo più d’uno chiederà  l’amnistia ma su questo il Guardasigilli non ha lasciato spazi, anche nella sua prima visita a Bruxelles: «È un passo che spetta al Parlamento».


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