Draghi invoca un patto sul bilancio E apre a un ruolo più attivo della Bce

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BRUXELLES — Un «accordo con regole» per un più rigido controllo comune delle politiche di bilancio nazionali nell’eurozona. È questo il principale dei «tre pilastri» anticrisi indicato dal presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, nel suo primo intervento nell’Europarlamento di Bruxelles da quando si è insediato a Francoforte. La sua sollecitazione risulta in linea con la richiesta da tempo avanzata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, che vorrebbe perfino una modifica dei Trattati per arrivare a «commissariare» i Paesi membri con i conti pubblici fuori controllo. Il rafforzamento comune della disciplina di bilancio nell’eurozona è stato condiviso ieri anche dal presidente francese Nicolas Sarkozy, leader dei sostenitori di un maggiore coinvolgimento anticrisi della Bce. Draghi, aggiungendo che «altri elementi possono seguire» dopo questo «accordo con regole», ha di fatto aperto alla richiesta di Sarkozy, pur ribadendo che l’attuale mandato dell’istituzione di Francoforte consente di finanziare il sistema bancario e non può includere il ruolo di «prestatore di ultima istanza» per i governi in difficoltà .
All’inizio della sessione mattutina, in un’aula semideserta per il solito assenteismo in massa degli eurodeputati, il presidente della Bce ha dichiarato che «un cambiamento dei Trattati non va escluso». Ma ha invitato a valutare soprattutto «processi più rapidi» e ha definito «cruciali» i giorni fino al vertice Ue dell’8 e 9 dicembre prossimi, lanciando l’allarme sullo scenario complessivo molto preoccupante, anche perché quanto fatto finora non ha reso «ancora visibili gli effetti positivi».
«I rischi al ribasso delle prospettive economiche sono aumentati», ha detto Draghi ammettendo poi la crisi di liquidità  nel settore bancario. «Nell’ultimo periodo c’è stata una forte stretta creditizia — ha affermato —. Combinata con il ciclo economico recessivo, ha creato problemi. E questo strozza le piccole imprese. Ecco perché dobbiamo fare in modo che il canale del credito riprenda a funzionare».
Il secondo pilastro dell’azione anticrisi è «creare meccanismi finanziari nell’area euro». Draghi ha richiamato l’istituzione del Fondo salva Stati esortando «a creare la fiducia del suo essere operativo». Il terzo pilastro riguarda le politiche nazionali necessarie per riguadagnare fiducia sui mercati. «Dobbiamo essere consapevoli che contano i risultati — ha detto Draghi —. Le riforme non devono riguardare solo le questioni di bilancio, ma essere strutturali e guardare alla crescita e alla competitività ».
Nel dibattito vari eurodeputati hanno chiesto di allargare il mandato della Bce in questo momento di emergenza. Draghi ha replicato che «non si dovrebbero chiedere cose non previste nei Trattati» e che intende continuare a garantire la stabilità  dei prezzi. Il ruolo di «prestatore di ultima istanza» può essere attuato solo con le «banche solvibili». Anche gli acquisti dei titoli di Stato sul mercato, per frenare l’aumento dei tassi d’interesse provocato dall’attacco della speculazione, «non sono eterni, né infiniti». Per Draghi la Bce resta comunque «l’ultimo baluardo dell’unione monetaria». Non a caso, per dare solennità  alla sua richiesta di «accordo con regole», ha scelto il poco usato termine inglese «compact», riconducibile al dibattito nel ‘700 tra il segretario di Stato Alexander Hamilton e il presidente Thomas Jefferson per il patto di consolidamento a livello federale del debito degli Stati dell’Unione.


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