Effetto patrimoniale sui Paperoni, Piazza Affari falcidia gli uomini d’oro

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MILANO – Inutile reclamarla a gran voce. La patrimoniale sui ricchi c’è già . Il merito non è – almeno non del tutto – del governo Monti, ma della roulette di Piazza Affari che in uno dei suoi anni più neri (-25%, bruciando 100 miliardi di capitalizzazione) ha democraticamente sforbiciato con senso di equità  sia i sudati risparmi dei piccoli azionisti che i tesori dei Paperoni tricolori.
Tra i dieci uomini d’oro del listino milanese solo la famiglia Garavoglia, titolare non a caso del 51% della Campari, può brindare a un 2011 positivo, con un tesoretto personale cresciuto del 5,6% a 1,5 miliardi. Per gli altri è stata una Caporetto. In cima alla classifica resistono i Rocca. Hanno perso tre miliardi in dodici mesi, d’accordo, ma grazie alla corsa in Borsa della loro Tenaris (siderurgia) negli anni scorsi hanno in tasca ancora una decina di miliardi di euro di scorta. Resiste, anche se a fatica, pure Leonardo Del Vecchio. La diversificazione all’estero della sua Luxottica, come per Campari e per l’acciaio dei Rocca, ha consentito di tamponare a un onesto -8% il suo passivo per l’anno lasciandogli in portafoglio una fortuna personale di 7,3 miliardi.
Dietro di loro c’è il vuoto pneumatico. Sul gradino più basso del podio, riconquistato con il colpo di reni dei titoli Mediaset negli ultimi giorni di contrattazioni, c’è Silvio Berlusconi. Il 2011 (scudetto del Milan a parte) lui non lo dimenticherà  facilmente: ha perso la poltrona di Presidente del Consiglio e il 40% del suo tesoro a Piazza Affari. Oggi le partecipazioni controllate da Fininvest sul listino (le tv, Mondadori, Mediolanum, Aedes e Mediobanca) valgono 1,9 miliardi. Nel 2006 – un’era geologico-finanziaria fa – per comprarle ce ne volevano 6,6. Come dire che in un lustro l’ex Re Mida tricolore ha visto andare in fumo qualcosa come 4 miliardi e mezzo.
Alle sue spalle c’è un drappello di tricolori che gli tengono il fiato sul collo. In prima linea la famiglia Boroli-Drago (Lottomatica, Generali e Antena 3) che ha limitato il suo passivo dell’anno al -4% a 1,8 miliardi grazie alla corsa della sua controllata nel business dei giochi, l’anti-depressivo e anti-crisi più amato dagli italiani malgrado la frenata del Leone e delle tv spagnole. Anche loro però guardano con una certa nostalgia al 2006 quando la dinastia novarese valeva in Borsa 5 miliardi. Nel girone dei nobili decaduti arrancano pure i Benetton che hanno bruciato nel 2011 un quarto della loro ricchezza scesa 1,5 miliardi, bruscolini rispetto agli 8,9 miliardi di patrimonio di Ponzano 5 anni fa. Dietro i quattro fratelli veneti viaggiano in retromarcia Diego Della Valle e Francesco Gaetano Caltagirone.
A contendere il titolo di tartassati dall’Orso a Silvio Berlusconi però sono Massimo Moratti e Mario Moretti Polegato. Il presidente dell’Inter – da tempo non a caso super-prudente sul fronte del calcio mercato – ha perso a Piazza Affari quest’anno il 39% circa. Nel 2006 la sua quota nella Saras valeva 4 miliardi. Oggi, chi si contenta gode, solo 560 milioni. Stesso discorso per la Geox dell’imprenditore veneto che oggi siede su un tesoretto di 360 milioni contro i 2,5 miliardi di cinque anni fa. 
Fuori dal recinto provinciale di Piazza Affari, però, c’è una famiglia italiana che si è fatta onore in Oriente: sono Miuccia Prada e Patrizio Bertelli che hanno quotato a Hong Kong la loro griffe lo scorso giugno. Certo il titolo ha perso quasi il 30% dai massimi di luglio. Ma il valore della partecipazione del duo d’oro della moda tricolore nel marchio di famiglia è oggi di 6 miliardi di euro.


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