Gli operai della Ims le «cantano» a Vasco

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Cioè non si capisce come possa fallire a ottobre un’azienda che solo tre mesi prima lavorava a ciclo continuo (con straordinari) per produrre fino a 4 milioni di pezzi al mese. I pezzi sono quei dischetti di plastica che producono musica, tempo fa soppiantarono il vinile e oggi, complice la Rete che tutto riproduce, sembrerebbero destinati a finire in un museo. Eppure non è così, perché l’azienda che fino a pochi mesi fa dava lavoro a 132 persone – oggi presidiano in pianta stabile il tendone natalizio di via Bergamo – aveva già  assorbito da tempo il contraccolpo delle nuove tecnologie. «L’azienda – spiega Antonio Ferrari, Al Cobas Cub – non è decotta, fino a giugno produceva cd per le più grosse multinazionali, la fabbrica è intatta e i lavoratori che sono in cassa integrazione vogliono farla ripartire. C’è qualcuno pronto a rilevarla e i più grossi clienti si sono già  detti disposti a stampare cd alla Ims anche in futuro».
E’ in corso una trattativa con il curatore fallimentare, e la Regione Lombardia ha «aperto un tavolo» per seguire la vicenda. Ma se l’azienda non era in crisi, perché è fallita? Antonio Ferrari è convinto che qualcuno abbia operato una speculazione di natura finanziaria: la Ims è di proprietà  della Aletti fiduciaria, la quale risulta essere controllata al 100% del Banco Popolare, in più il nuovo a.d. risiede a… Santo Domingo.
Ma i lavoratori sono tutt’altro che rassegnati. Dopo aver già  cercato un contatto con una icona planetaria (Paul McCartney, durante il concerto milanese) oggi partono per Bologna, sicuri di ottenere gratificazione maggiore. Con loro c’è Vasco Rossi, la rockstar nostrana che non può fare a meno di stare con «chi dice no». Tanto più se gli stampa i cd


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