I primi quarant’anni di Medici Senza Frontiere “Umanitarismo in rivolta contro le ingiustizie”

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ROMA Medici Senza Frontiere  compie 40 anni. L’organizzazione umanitaria Premio Nobel per la Pace nel 1999 nasceva infatti il 21 dicembre 1971, per volontà  di un gruppo di medici e giornalisti, in un appartamento di  boulevard Saint-Marcel a Parigi, composto solo di una stanza, anche se la vera e propria costituzione ufficiale avvenne nella sede del giornale Tonus, a Clichy, banlieue a nord della capitale francese. Reduci dall’esperienza avuta in Biafra o in Bangladesh, quel gruppo di dottori e cronisti decidevano di fondare un’organizzazione indipendente, in grado di curare e, qualora questo non fosse stato sufficiente, dare anche testimonianza sulle condizioni delle popolazioni soccorse. Oggi è la prima organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo, con 30.000 persone impegnate in 427 progetti in 60 paesi. 

Un inizio in controtendenza. Curiosamente, la principale novità  introdotta da MSF fu quella di curare. Negli anni ’70, va ricordato, l’attenzione alle cure mediche sembrava infatti troppo irrisoria negli ambienti umanitari, focalizzati principalmente sulle politiche di sviluppo, per avere un impatto effettivo. Venivano privilegiate le campagne di prevenzione e di vaccinazione.

I primi interventi sul campo. All’inizio, MSF forniva risorse umane mediche ad altre organizzazioni (Croce Rossa Internazionale, Terre des Hommes ecc.). A partire dal 1976 in Libano e poi presso i rifugiati cambogiani in Tailandia, MSF inizia a sviluppare le proprie operazioni sul campo. Negli anni ’80, le azioni di soccorso diventano più professionali e l’organizzazione internazionalizza l’attività  di reclutamento, crea nuove sezioni, moltiplica le proprie capacità  operative.

Il quadro operativo di oggi. MSF è oggi presente in oltre 60 Paesi. Specializzata nelle situazioni di emergenza, nell’assistenza a rifugiati e vittime di conflitti, catastrofi naturali o risposta a epidemie, MSF è diventata uno degli attori di maggior rilievo nel panorama medico umanitario.

“L’umanitarismo in rivolta”. Dall’esperienza sul campo, i “French Doctors” hanno regolarmente preso posizioni forti che hanno profondamente segnato la storia dell’azione umanitaria. Dal dirottamento degli aiuti in Etiopia, alla sospensione della richiesta di fondi per lo tsunami, dalla denuncia del genocidio in Ruanda a quella dei bombardamenti sui civili in Cecenia, MSF non ha mai smesso di rivendicare un’azione umanitaria indipendente e civile. Ciò che Philippe Biberson, ex presidente di MSF, qualificò durante la consegna del Premio Nobel per la pace nel 1999 come “umanitarismo di rivolta contro l’ingiustizia e la persecuzione”.

Le numerose campagne. In 40 anni, MSF ha attraversato i conflitti e i principali stravolgimenti geopolitici (il crollo del blocco sovietico, l’11 settembre 2001, la multi-polarizzazione delle relazioni internazionali), adattando approcci e modalità  operative a obiettivi e situazioni sempre mutevoli. A partire dagli anni ’90, MSF si è impegnata in diverse campagne per favorire l’accesso alle cure dei più indigenti nel mondo attraverso la Campagna per l’Accesso ai Farmaci Essenziali e contribuendo agli sforzi della ricerca sulle malattie dimenticate (malaria, farmaci antiretrovirali pediatrici ecc.) attraverso la creazione del Drugs Neglected Diseases Initiative (DNDi).

L’impegno come strumento politico. L’impegno umanitario è diventato un obiettivo e uno strumento di politica internazionale, utilizzato dagli Stati e dalle organizzazioni internazionali per nascondere la natura e le debolezze dei loro politici, o strumentalizzato, talvolta militarizzato, per “conquistare i cuori e le menti”. La moltiplicazione delle operazioni militari-umanitarie negli anni ’90 e 2000 ha oscurato l’immagine di chi porta avanti azioni umanitarie agli occhi di vari attori locali, mettendo in dubbio la loro neutralità  e indipendenza, mettendo in pericolo la loro sicurezza.

L’aumento delle Ong e dei budget. In 40 anni, l’aiuto internazionale è cambiato radicalmente con l’aumento delle ONG, delle campagne di mobilitazione internazionale fortemente mediatizzate, l’esplosione di un sempre maggior numero di attori e dei budget… Alla frammentazione delle azioni e la mancanza di coordinamento tra enti risponde oggi l’aumento di organismi di controllo e direzione, spesso legati ai donatori e alle loro agende politiche.

MSF, 30.000 persone per 427 progetti. Oggi lavorano per MSF 30.000 persone nei 427 progetti sparsi in tutto il mondo. Le tecniche e le modalità  d’intervento vengono sempre messe in discussione e migliorate, man mano che le patologie si diversificano e si complicano (forme resistenti di tubercolosi, livelli diversi di terapie per il virus HIV, sviluppo di malattie cardiovascolari, ecc…). Non soggetta agli attori della scena internazionale, in quanto indipendente dai loro finanziamenti, MSF continua a negoziare quotidianamente spazi di lavoro e di cure per raggiungere le popolazioni più bisognose o colpite da crisi.


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