il Ritorno dei Pendolari del Pieno

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ROMA — Le code ai valichi di frontiera, soprattutto con Slovenia e Svizzera, aumentano di giorno in giorno. Ma non per andare a sciare. Sono i pendolari del carburante. Varcano il confine per fare un pieno di benzina senza essere vampirizzati dalle accise.
Se la manovra ha armonizzato le nostre pensioni con l’Europa, il divario a nostro svantaggio sul carburante con i Paesi vicini si è accentuato. E ora è più forte che nei primi anni ’90. Così i consumatori si industriano. Non solo gli autotrasportatori, ma anche le famiglie. Si calcola che il turismo del carburante porti a una perdita di 250 milioni di litri l’anno, con una emorragia di 240 milioni di euro per l’erario. Secondo uno studio dell’Unione federale svizzera e dell’Unione petrolifera (Up) il 10% della benzina venduta in Svizzera è acquistata da automobilisti stranieri. Tre quarti provengono da un’area di circa 10 km dal confine.
I giornali locali segnalano l’aumento del flusso alla frontiera. Si valuta che tra l’area comasca di confine e il Canton Ticino, nel Ponte dell’Immacolata, si sia verificata una fuga di automobilisti a caccia di benzina da un milione di euro al giorno. Sui siti le testimonianze dei pendolari del pieno. Varese News cita Jessica e Nunzio che nel loro profilo di Facebook hanno pubblicato due foto. La prima è di un distributore italiano dove la benzina verde e il gasolio sfiorano 1,70 euro. La seconda riprende un’area di servizio appena oltre la frontiera di Gaggiolo e lì la verde è a 1,295 e il diesel a 1,472. 
Patrizia e Luigi tornano in Italia ogni anno da Ginevra per le feste natalizie e quest’anno hanno avuto una sorpresa: «Facciamo sempre il pieno prima di partire per l’Italia ma quest’anno la coda era più lunga del solito. Non è per tirchieria, ma la differenza ormai incide sul nostro budget». 
Un fenomeno che arriva ad allarmare le autorità  elvetiche per le emissioni inquinanti prodotte da questo via vai al punto che si stanno interrogando se aumentare anche loro un pochino le tasse per scoraggiarlo. Certo non pensano di eguagliare i nostri rincari che durante il governo Berlusconi, da aprile alla manovra, erano stati già  cinque. Chi non è abbastanza vicino al confine per fare un pieno «low cost», protesta. «La manovra è stata una sberla incredibile», dice Rosario Trefiletti della Federconsumatori, «i cittadini sono costretti a trovare modi per risparmiare, come questo di varcare la frontiera. Non si riflette sull’effetto depressivo che questi prezzi alti del carburante provocano sulle famiglie, ma non solo. Anche perché sono un moltiplicatore di rialzi. Pensiamo solo al riscaldamento negli altri Paesi costa quasi la metà  che da noi».
Concorda Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo: «L’acquisto oltre frontiera è un effetto inevitabile. La ricerca della convenienza è naturale in presenza di squilibri evidenti. Noi abbiamo l’effetto perverso dell’Iva sull’accisa: quindi tasse sulle tasse. E poi c’è lo squilibrio dovuto a una rete distributiva poco efficiente. Troppi piccoli distributori, vittime anch’essi di regole di vecchio stampo. Mentre in Francia, come in molti altri Paesi, troviamo il distributore al supermarket, da noi abbiamo il doppio delle pompe ma con una moltiplicazione di costi che incide anch’essa nel prezzo».
Per combattere l’esodo verso i distributori stranieri alcune regioni hanno adottato meccanismi di sconto. Con la carta regionale si ha diritto ad una riduzione, rispettivamente di 18 e 10 centesimi a seconda della distanza dal confine: ci sono fasce di territorio di 10 e 20 chilometri dalla frontiera. Ma dopo l’ultimo rincaro della manovra sono diventati un’arma spuntata. Per questo la Lombardia è in fibrillazione. Ordini del giorno presentati da Pd, Pdl e Lega sono stati approvati dal Consiglio regionale, per impegnare la giunta a premere presso il governo per rifinanziare l’operazione, attualmente da 20 milioni di euro l’anno. Si chiede che il sistema di sconto riguardi anche il gasolio, poi che sia introdotta una forma flessibile nella determinazione del valore dello sconto in modo che esso sia costantemente adeguato al differenziale di prezzo tra Italia e Svizzera, e che la fascia territoriale dove si ha diritto allo sconto si allarghi sino a 30 chilometri dal confine.
Ma è difficile credere che, se non scende il prezzo, i pendolari del pieno smettano di varcare la frontiera.


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